Occuparsi della questione sicurezza non basta. I punti dolenti sono le operazioni intorno all'ospedale e lo stadio. I berlusconi: "Cambia programma a suo piacimento". Il Pd all'attacco: "Ormai è un'anatra zappa". Lui giura: "Se cado, mi ripresento. E la città è con me"
Sull’orlo di una crisi di nervi (e di voti) la giunta del sindaco leghista di Padova, quel Massimo Bitonci che due anni fa è riuscito nell’impresa di cacciare il centrosinistra da Palazzo Moroni, cancellando l’era cattocomunista di Flavio Zanonato nella città del Santo. Dalla costola della Lista Bitonci Sindaco se ne va Riccardo Russo, un venticinquenne laureato in scienze politiche che aveva abbracciato la causa con ardore fedelissimo. Emigra nel gruppo misto spiegando che Bitonci aveva promesso di essere il sindaco di tutti i padovani, ma si è rivelato solo un uomo di partito, votato alla causa leghista, incapace di dialogare con tutte le forze politiche. E così la maggioranza perde un altro pezzo, ritrovandosi a fare i conti con i seggi in consiglio, dove, calcoli alla mano, il commercialista salviniano si trova appeso a un solo voto di vantaggio. Il proprio. “Avevamo promesso di essere un’amministrazione di tutti, inclusiva, libera dalle ideologie – spiega Russo – Purtroppo la realtà si è dimostrata ben diversa: il sindaco si è presto palesato più attento alle logiche del partito politico che rappresenta, esaltando populismi e sterili slogan, piuttosto che concentrarsi sulla buona amministrazione. Ha contribuito a dividere Padova in una logica di costante costruzione del nemico esterno”. Non solo un problema di relazioni, ma anche di contenuti, secondo il consigliere. “Sul Nuovo Polo Ospedaliero, il sindaco ha cambiato idea almeno tre volte dalla campagna elettorale ad oggi. E sullo Stadio Plebiscito, senza nessun mandato degli elettori, si stanno sprecando risorse che potrebbero essere utilizzate contro il degrado dei quartieri e politiche sociali per i padovani in difficoltà”.
Bitonci ha improntato fin da subito la sua gestione del Comune di Padova a una rigida connotazione leghista, soprattutto sul piano della sicurezza in una città dove lo spaccio avviene sotto gli occhi di tutti. Eppure ha dovuto scendere a patti su alcuni temi, visto che ha chiuso un campo rom, ma si è trovato costretto ad assegnare alcuni alloggi a chi è rimasto senza una sistemazione. Si è poi distinto per il rifiuto di celebrare personalmente le unioni civili gay. Ma i veri nodi strutturali della maggioranza restano quelli del nuovo ospedale e dello stadio.
Il primo gli ha fatto perdere a luglio un pezzo importante, ovvero l’assessore Stefano Grigoletto di Forza Italia, praticamente messo alla porta per le sue critiche a Bitonci. E gli ha alienato il feeling con una parte del partito azzurro, che si è schierato contro di lui. Lo stadio lo ha portato in rotta di collisione con i cittadini di un popoloso quartiere che lo hanno vistosamente contestato alcuni giorni fa.
A Russo, che denuncia “l’autoritarismo” del sindaco, per aver ridotto i consiglieri a semplici “schiacciabottoni”, Bitonci replica: “Questa maggioranza resta solida, andremo avanti, approveremo il progetto del nuovo ospedale di Padova. Noi non abbiamo niente da nascondere. Non regaleremo centri commerciali o speculazioni edilizie, ma un nuovo ospedale, a Padova Est”. L’ipotesi di andarsene a casa? “Se anche dovessi cadere, sappiano, tutti quelli che creano problemi, che la città è con me e che io mi ripresenterò, se ne facciano una ragione”.
Eppure su una strana compravendita di terreni proprio nell’area dove dovrebbe sorgere l’ospedale indaga la Procura dopo un esposto del deputato Pd Alessandro Naccarato. I finanzieri hanno interrogato alcuni politici locali, tra cui Giuliano Altavilla, il capogruppo dei Cinque Stelle, movimento che cavalca la contrarietà al progetto voluto da Bitonci.
Non solo: con l’uscita di Russo dalla maggioranza, la conferenza dei capigruppo a Palazzo Moroni vede prevalere le minoranze, il che rischia di creare qualche problema a Bitonci soprattutto nella calendarizzazione degli argomenti da trattare in consiglio comunale. E uno di questi è proprio l’ospedale. Commenta Grigoletto: “Non sono l’unico a denunciare la difficoltà, se non l’impossibilità di avere un rapporto sereno con il sindaco”. Che viene difeso dal fedelissimo Massimiliano Pellizzari: “Due categorie di persone nella vita non ho mai sopportato: gli opportunisti e i traditori”. A rincarare la dose è Simone Furlan, commissario di Forza Italia che dimostra, se ce ne fosse bisogno, l’insofferenza degli alleati azzurri. “L’uscita di Russo certifica quanto denunciamo da oltre un mese, ovvero i modi barbari di gestire del sindaco che ha cambiato il programma a suo piacimento: smetta di fare il duce e governi Padova come merita da capitale del Nordest”. Epitaffio di Manuel Bianzale, capogruppo di Forza Italia: “Bitonci non solo non è più in grado di gestire la sua maggioranza, ma neppure il gruppo consiliare che porta il suo nome”. Spara facile il democratico Massimo Bettin: “Bitonci è un’anatra zoppa, testarda e completamente slegata dalla realtà, che non vuole mollare per nessuna ragione la poltrona. E nella caserma leghista si deve soltanto obbedire”.