Giornali e giornalisti non possono invocare immunità e impunità. Chi esercita la funzione di informare, o almeno tenta di farlo, deve accettare senza tante storie anche il diritto del cittadino alla critica, alla richiesta di rettifica, e il ricorso alla giustizia quando qualcuno ritiene di essere stato diffamato e sfregiato. Chi rivendica il più radicale esercizio del diritto di critica e di satira conosce le regole del gioco e non può pretendere che i soggetti che si sentano lesi, restino in silenzio e magari spediscano pure un biglietto di ringraziamento.

Altra cosa, tuttavia, è l’uso della violenza, verbale e fisica, per mettere a tacere chi prova ad “illuminare” i territori dell’oscurità, del malaffare, della corruzione. Ci riferiamo, per restare all’ultimo caso di cronaca, alla selvaggia aggressione subita a Roma, nella zona della Magliana, in pieno giorno, da una troupe della trasmissione Piazzapulita, condotta da Corrado Formigli.

Sara Giudice, questo il nome della cronista, ed il suo videomaker, stavano indagando sul traffico dei rifiuti, raccogliendo immagini e testimonianze; all’improvviso sono stati inseguiti e speronati da un auto, subito dopo gli assalitori sono scesi, fracassando i vetri e colpendo l’operatore. L’intervento dei carabinieri ha impedito il peggio.

Restano tuttavia alcune domande: per quale ragione queste bande si sentono libere di colpire in pieno giorno e in una zona centrale di Roma? Di quali protezioni godono o pensano di poter disporre? Ci sono zone del paese nelle quali sarà doveroso, per i cronisti, invocare la scorta prima di realizzare una inchiesta?

La vicenda della troupe di Piazzapulita non è affatto isolata. Nelle scorse settimane era stata aggredita, addirittura mentre era in collegamento con la trasmissione Agorà, la cronista Sara Mariani, anche lei si stava occupando delle infiltrazioni mafiose a Roma. Per non parlare di chi è già costretto a vivere sotto scorta per le inchieste realizzate su “Mafia Capitale” da Lirio Abbate a Sandro Ruotolo a Federica Angeli.

La dialettica delle idee, in tutti questi casi, e non solo in questi casi, ha lasciato il campo alla “dialettica delle spranghe e delle armi”. Questo non può e non deve essere tollerato. Chi ha aggredito la troupe di Piazzapulita non ha solo colpito delle persone fisiche, ma ha cercato di sopprimere il diritto dei cittadini ad essere informati sul traffico dei rifiuti e sugli illeciti profitti realizzati a danno della legalità e della salute pubblica.

I responsabili dovrebbero essere condannati anche per questo, anzi il legislatore dovrebbe introdurre un aggravio della pena a carico di chi tenta di limitare o impedire il libero esercizio del diritto di cronaca. Nel frattempo il modo migliore per solidarizzare con i cronisti colpiti, potrebbe essere quello di tornare sul posto dell’aggressione, illuminare a giorno mandanti ed esecutori, raccontare i lucrosi profitti nascosti dietro e sotto il traffico dei rifiuti. Chi vuole solidarizzare con la trasmissione Piazzapulita contribuisca a realizzare centinaia di “piazze pulite”, e non solo dai rifiuti, ovviamente.

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