La sonda Rosetta si è “posata” sulla cometa che ha esplorato per due anni, dopo i dieci trascorsi per raggiungerla. E si è spenta, come previsto: appena toccata la superficie del corpo celeste 67P Churyumov-Gerasimenko, la strumentazione ha smesso di trasmettere dati. I tecnici dell’Agenzia spaziale europea (Esa) hanno applaudito quando la missione si è conclusa. In realtà, a quel punto Rosetta si era già posata da circa un’ora nel suo punto di arrivo a 485 milioni di miglia di distanza: i segnali radio impiegano infatti 40 minuti a viaggiare sino alla Terra. Intanto, sulla porta della principale stanza di controllo allo European Space Operations Centre resta un biglietto: “Addio Rosetta! Ci mancherai”, dice. La decisione di provocare “l’impatto controllato” della sonda era stata presa perché la cometa stava portando Rosetta così lontano dal Sole che presto i suoi pannelli solari non sarebbero più stati in grado di produrre sufficiente energia. Paolo Ferri, a capo della missione, ha commentato: “Penso che siamo tutti molto tristi. Dall’altra parte, la fine della missione doveva arrivare. È stato un modo spettacolare di farla accadere e siamo abbastanza sicuri che fosse la cosa giusta da fare”. Rivedi la discesa di Rosetta

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