Scuola

Cagliari, i genitori protestano contro l’iscrizione di due bimbi nordafricani: separati i bagni tra italiani e stranieri

I due bambini sono arrivati attraversando il mar Mediterraneo, senza genitori. E ora altre mamme e altri papà non li vogliono nella “loro” scuola, l’istituto paritario cattolico gestito dalle suore Mercedarie. Alla fine, è stato necessario separare i bagni, anche se gli alunni frequentano la stessa classe

“I nostri figli con quei bambini non devono stare perché potrebbero essere malati”. Abebe e Abdul (nomi di fantasia) sono arrivati in Italia dall’Etiopia e dall’Egitto, attraversando il mar Mediterraneo, senza genitori. E ora altre mamme e altri papà non li vogliono nella “loro” scuola, l’istituto paritario cattolico gestito dalle suore Mercedarie a Cagliari. Le religiose, nello spirito evangelico, hanno aperto le porte delle loro classi ai due minori che vivono in una casa famiglia poco distante dalla scuola, sotto la tutela degli avvocati Marina Bardanzellu e Maria Antonella Taccori, senza immaginare le reazioni delle famiglie sarde.

Una scelta che ha suscitato una rivolta, al punto di dover creare bagni separati per un’unica classe: da una parte gli italiani, dall’altra gli stranieri. Una nuova apartheid che ha emarginato due bambini, tra i 9 e i 13 anni, “colpevoli” di essere nati in un Paese diverso, di parlare un’altra lingua e avere la pelle di colore differente. E ora potrebbe persino intervenire il giudice tutelare che è rimasto sconvolto da quanto accaduto.

“All’inizio le suore hanno cercato di gestire da sole la situazione ma quando il malcontento è aumentato – spiega Maria Antonella Taccori, tutore del bambino egiziano – ci hanno interpellato. Ancor prima del nostro intervento due famiglie hanno ritirato i loro figli solo per aver saputo che all’interno dell’istituto erano stati inseriti dei minori stranieri”.

La prima assemblea si è svolta con i genitori della classe quinta, dove sono iscritti i bambini: “In prima battuta – continua il legale – ci è sembrato che la preoccupazione fosse data da una mancata informazione; abbiamo spiegato l’iter sanitario che avviene dopo uno sbarco ma il malessere non si è placato. Hanno continuato a chiedere certificazioni e mostrare diffidenza. E’ inutile nasconderlo, questa forma di razzismo è stata celata da dubbi rispetto alla fatica dell’insegnante prevalente che a detta loro non ce l’avrebbe fatta a gestire la classe con i due ragazzi stranieri”.

Due giorni fa una nuova assemblea, stavolta con i genitori di tutto l’istituto: “Anche in quel caso abbiamo ribadito che se sono stati inseriti è perché hanno superato ogni fase del protocollo previsto ma qualcuno ha avanzato la pretesa di essere avvisato dell’iscrizione di questi due ragazzi stranieri. Peccato che quando si iscrive un italiano non dev’esserci alcun avviso”, precisa Taccori.

A pagare questa tensione, intanto, sono i due bambini: “I compagni – racconta il legale – sono arrivati al punto di non frequentare più gli stessi bagni e le suore hanno dedicato all’etiope e all’egiziano uno dei due servizi igienici disponibili alla classe quinta”: da una parte gli italiani, dall’altra i bambini stranieri.

“Per giorni hanno avvertito che non erano accolti dai compagni: in cortile non venivano nemmeno coinvolti ma ora sono felici”, spiega Maria Antonella Taccori che ha informato la magistratura di quanto sta accadendo. Una discriminazione nei confronti di due bambini arrivati la scorsa estate sulle coste italiane dopo aver rischiato la vita nella traversata verso l’Italia.

I genitori che protestano sfidano la Costituzione e la Carta dei diritti del fanciullo. La delusione si sente nelle parole dei tutori: “Una volta che un bambino entra nel territorio italiano ha gli stessi diritti e doveri di un minore. I genitori in rivolta non l’hanno ammesso ma si è trattato di comportamenti che hanno avuto un determinato effetto. Il caso che ho seguito mi ha suscitato tristezza: genitori che iscrivono i figli in una scuola cattolica e poi hanno dei comportamenti che non hanno nulla a che vedere con il cristianesimo…”.

Le uniche a buttare acqua sul fuoco sono le suore: “Lasciatemi in pace. La nostra scuola – precisa suor Redenta, insegnante di classe quinta – è aperta a tutti. Quei bambini potranno continuare a venire. Con i genitori ce la siamo cavata benissimo, ora sono sereni. Si è detto molto su questa vicenda, è stata strumentalizzata. Ora basta parlarne”. Intanto lunedì i due piccoli migranti torneranno a scuola. Nonostante tutto.