La denuncia dell'organizzazione 3F, rilanciata oggi dal settimanale Weekenddavisen. Nicofer e Nwc, impegnate nella capitale e nella nuova ferrovia ad Aarhus, collegate alla famiglia Nicoscia di Isola di Capo Rizzuto (Crotone) e ai Giardino, imprenditori finiti sotto inchiesta a Verona e vicini al sindaco Tosi. E' il primo allarme sulla presenza mafiosa nel Paese nordico. La smentita di Ansaldo
Non è un itinerario shakespeariano quello che lega Verona alla Danimarca, ma le mire espansive di aziende in odore di ‘ndrangheta. E’ quanto denuncia il combattivo sindacato danese 3F con due distinte missive inviate alla polizia danese. I sindacalisti segnalano come a Copenaghen, dove sono in corso i lavori per la costruzione della nuova metropolitana e ad Aarhus, la seconda città della Danimarca – dove si lavora alla costruzione di nuove linee ferroviarie – siano operative due ditte, la New World Construction e la Nicofer che il sindacato danese definisce “collegate alla mafia italiana”.
Le due società, ricostruisce il sindacato, sono controllate dalle famiglie Nicoscia e Giardino di Isola di Capo Rizzuto (Crotone) e hanno sede a Sona, cittadina di 18mila abitanti a ovest di Verona. I Nicoscia sono una delle due storiche famiglie ‘ndranghetiste di Isola, la cui mafiosità è sancita fra l’altro da una sentenza definitiva del Tribunale di Crotone nel 2003 in seguito all’inchiesta “Scacco matto”. Sono insediati anche al Nord, soprattutto tra Pavia, Bologna e Reggio Emilia. I Giardino sono legati ai Nicoscia da vincoli matrimoniali e di affari, sono attivi nel veronese da almeno vent’anni nel veronese. Alfonso Giardino è stato arrestato dalla Guardia di finanza di Verona dopo un mese di latitanza, il fratello Antonio è indagato in un’inchiesta per estorsione. Un’inchiesta della Dda di Catanzaro mette in relazione i giardino con i Nicoscia, da un lato, e dall’altro con il sindaco ex leghista di Verona Flavio Tosi.
IL SINDACATO: “NEI CANTIERI DROGA E MINACCE AGLI OPERAI”. La notizia è oggi sulla prima pagina di un settimanale danese, il Weekenddavisen, corredata da un’inchiesta dei giornalisti Morten Beiter e Klaus Wivel. Per la Danimarca è in assoluto la prima volta che viene denunciata una presenza mafiosa sul territorio. Per il cantiere di Copenaghen il sindacato parla anche di traffico di droga. Diverse fonti avrebbero infatti informato i rappresentanti dell’arrivo in cantiere di macchinari contenenti cofanetti di polvere bianca. La droga, secondo il sindacato, verrebbe distribuita nella capitale danese attraverso due pizzerie italiane. Una perquisizione da parte della polizia danese avvenuta ieri mattina presso il villaggio dove alloggiano gli operai del cantiere, ha dato esito negativo.
Per il cantiere di Aarhus emergono minacce nei confronti degli operai. I sindacalisti della 3F di Aarhus raccontano a ilfattoquotidiano.it di un incidente sul lavoro occorso a un operaio che poi “è stato fatto scomparire prima che la polizia potesse interrogarlo, e stava lavorando nel tratto di binario dove lavora la New World Construction. Non abbiamo mai visto cose di questo genere”, sottolineano i sindacalisti, che raccontano come le decine di operai delle due ditte, in molti casi originari di Isola Capo Rizzuto, vivano sotto minaccia. “Se non stanno zitti o si rivolgono a noi sono licenziati” chiariscono.
DA CROTONE A VERONA, GLI AFFARI DEI NICOSCIA. La Nicofer ha sede in via Piemonte 3 a Sona, ed è specializzata in “lavori di armamento ferroviario con relativa manutenzione”. E’ amministrata dal giovane Daniel Nicoscia, classe 1993, residente a Viadana (Mantova). Tra i dipendenti della Nicofer troviamo Antonio Nicoscia, 29 anni, nato a Cariati (Cosenza) e residente a Isola Capo Rizzuto. Suo cognato è Franco Pugliese, condannato nell’inchiesta Mokbel e suocero di Fabrizio Arena, figlio del boss Carmine ucciso nel 2004 nel corso della faida con i Nicoscia. Un altro Nicoscia dipendente della Nicofer è Francesco, 32 anni, anche lui titolare di ditte edili e sposato con Annarosa Giardino. E’ questo il matrimonio che ha sancito l’alleanza tra le due famiglie. Il padre di Annarosa, Domenico Giardino, secondo gli inquirenti prestanome degli interessi degli Arena e dei Nicoscia.
La New World Construction è amministrata da Melissa Manoli. La sede era a Verona fino a giugno 2016, poi è stata trasferita a Crotone nell’agosto di quest’anno mantenendo la sede operativa a Sona. Marito dell’amministratrice è Francesco Giardino, classe 1981. Dipendente della Nwc è quel Gaetano Garofalo, nato a Isola e residente nel veronese, e accusato di estorsione nella recente inchiesta Premium Deal.
IL MANAGER ANSALDO: “LA LORO PRESENZA NON CI RISULTA”. Sempre secondo il sindacato danese, la Generali Costruzioni Ferroviarie, importante azienda italiana che ha vinto l’appalto ad Aarhus insieme all’Ansaldo e compare come subappaltatore a Copenaghen, ha negato la presenza delle due ditte – “la loro presenza non è ufficiale” ci dicono – che invece, secondo i sindacalisti, avrebbero ricevuto, proprio dalla Gfc, dei lavori in subappalto. La New World Construction compare nel registro delle imprese estere di Copenaghen e operai con il logo della ditta sulla maglietta sono stati visti in cantiere. Una lista di lavoratori, che abbiamo potuto visionare, partecipanti a un corso per la sicurezza nel Paese nordico, vengono definiti dipendenti della Nwc.
Salvatore Tedesco, project manager di Ansaldo per il cantiere di Copenaghen, raggiunto telefonicamente sottolinea che “nella capitale danese la Gfc lavora in subappalto all’Ansaldo ed è obbligata a fornire la lista dei suoi subappaltatori e le due ditte non compaiono, mentre per quanto riguarda Aarhus – continua l’ingegner Tedesco – dove la Gfc è nostro partner nel consorzio, ho ricevuto assicurazioni dal loro amministratore delegato che quelle ditte non operano nemmeno lì”. Secondo il manager di Ansaldo, “una decina di operai precedentemente dipendenti della Nwc sono stati assunti da una ditta danese, ecco perché hanno le magliette con il logo della Nwc” spiega Tedesco. Anche la presenza ad Aarhus, documentata da una foto, di un esponente della famiglia Giardino, Francesco, sarebbe spiegabile così. Quantoalla Nicofer, “compare nella white list della Prefettura di Verona”.
Anche il logo della Nicofer compare nelle magliette di operai ad Aarhus , ma nel registro ufficiale compare la Nico.Fer di via Turbina a Verona che, curiosamente, corrisponde alla ditta di proprietà dell’industriale veronese Moreno Nicolis, finita nell’occhio del ciclone nell’inchiesta Aemilia che ha riguardato il clan ‘ndranghetista di Grande Aracri. Alla Nico.Fer negano di svolgere lavori in Danimarca.
I GIARDINO: LE INCHIESTE E I LEGAMI CON TOSI. In via Piemonte 13 e 18, a Sona, si trova il quartier generale di diverse società che fanno capo alle famiglie Giardino e Nicoscia. Una palazzina rivestita di cemento e vetri, all’esterno la targa della Aeffe Costruzioni e tra i campanelli troviamo i nominativi della Isolfer e della New World Construction. Pur richiedendolo, non abbiamo avuto la possibilità di parlare con responsabili della Nwc. Le attività che ruotano attorno a questa palazzina sono da tempo sotto i riflettori degli investigatori. A quanto trapela, i Nicoscia sarebbero intervenuti in soccorso della famiglia “satellite” dopo le denunce e le inchieste giornalistiche in cui venivano messi in luce i legami dei Giardino con l’ex assessore della giunta Tosi, Marco Giorlo (dimessosi dopo quelle rivelazioni, si è recentemente candidato alla carica di sindaco in vista delle elezioni del 2017, supportato dai finanziamenti di alcuni imprenditori edili veronesi, alla testa del raggruppamento denominato “Tutto cambia”).
Una volta finiti nell’occhio del ciclone, infatti, i Giardino hanno subito diverse perquisizioni, con relative salatissime multe, da parte della Guardia di Finanza. Alcune società sono state chiuse, alcune trasferite al sud, altre passate ai Nicoscia. Il turbinio di società che ruotano attorno alle due famiglie – in molti casi specializzate in carpenteria metallica e nel settore ferroviario – che vengono velocemente chiuse o trasferite, avrebbero la funzione, spiegano gli investigatori, una volta vinto un appalto, di creare un giro di subprestazioni o di forniture di materiale grazie al quale compiere delle sovrafatturazioni utili al riciclaggio del denaro. La durata temporanea delle società, oppure il loro trasferimento in un altra regione, assicurerebbe lo schermo per evitare eventuali indagini fiscali.
Un altro sistema illecito, secondo gli inquirenti, è la truffa dei fornitori tramite assegni falsi che vengono spacciati nel momento in cui la società è in scioglimento, oppure la richiesta di anticipo fatture alla banca grazie alla garanzia del contratto di subappalto e poi, dopo aver intascato l’anticipo, la liquidazione della società. L’uso intensivo di questa modalità, e in particolare le truffe sul leasing, grazie alla presenza di dipendenti corrotti, avrebbe contribuito al crac della banca austriaca Hypo Alpe Adria.