di Tito Borsa
Lo sceriffo del Santo, l’ortodosso leghista, dal 2014 sindaco di Padova, Massimo Bitonci è in difficoltà: dopo la fuoriuscita di Riccardo Russo dalla maggioranza, il destino suo e del suo programma è appeso a un solo voto.
In una campagna elettorale perpetua, Massimo Bitonci aveva improntato la sua candidatura a Palazzo Moroni sulla sicurezza e sulla lotta al “degrado“: aveva promesso di battersi “contro l’accattonaggio, con il sequestro di tutto quanto” e “contro i vu cumprà”, di vietare “il campeggio in tutto il territorio comunale, a parte le zone destinate al turismo, e questo per combattere ovviamente i campi nomadi, soprattutto quelli abusivi”.
“Noi approveremo a brevissimo un regolamento di polizia municipale dove verrà vietato l’accattonaggio, soprattutto quello molesto che è un reato, c’è poco da fare“, e infatti Bitonci ha fatto ben poco: è inutile avere le norme quando per vari motivi non si riesce a farle rispettare. Il centro di Padova è tale e quale a prima dell’arrivo dello sceriffo: c’è chi cerca di venderti qualcosa a ogni angolo del centro storico, chi invece chiede (anche con insistenza) l’elemosina. Il “degrado” è ancora lì con buona pace del sindaco che a quanto ci risulta non ha più insistito sull’argomento negli ultimi tempi. Si può dire che una città ha problemi ben più gravi e urgenti e su questo siamo d’accordo ma si tratta del cavallo di battaglia utilizzato da Bitonci per vincere le elezioni, cavallo di una battaglia da cui il sindaco è uscito sconfitto.
Un altro discorso che mostra la statura politica di Massimo Bitonci è l’eterna lotta con il proprio predecessore (poi ministro del governo Letta, ora europarlamentare Pd) Flavio Zanonato: il 27 settembre 2015, a proposito della rotatoria della Stanga che è stata realizzata grazie alla sua volontà, Bitonci scriveva su Facebook: “Alcuni agenti della polizia municipale di Padova mi hanno raccontato di aver visto l’ex Zanonato, alla guida di un fuoristrada nero, girare all’interno della rotatoria della Stanga per una decina di volte accelerando e frenando in continuazione, forse nell’intento di creare un ingorgo! L’operazione non gli è riuscita: né a realizzare la rotonda né a bloccarla. A noi i fatti a loro solo l’invidia!”. In quei giorni l’europarlamentare Pd era impegnato in una visita ai campi profughi al confini tra Ungheria, Austria e Croazia.
Nonostante la grandissima quantità di promesse e la esigua quantità di fatti, Massimo Bitonci ha ragione: “La città è con me”. In effetti basta guardare la sua pagina Facebook per vedere tantissimi messaggi di incoraggiamento, alcuni dei quali paiono sfociare nell’adorazione. E non importa se Bitonci, anziché combattere i rom, è dovuto scendere a patti: la chiusura di un campo in cambio dell’assegnazione di parte degli alloggi del Comune. E non importa se Bitonci si sta rivelando un bluff, i padovani lo vogliono ancora e il suo consenso, dopo due anni e mezzo, è ancora forte. Se i suoi elettori vogliono questo, chi siamo noi per giudicarlo?