Il presidente emerito: "Non si è partiti bene: si sono commessi molti errori che hanno facilitato la campagna del No" dice parlando alla scuola di formazione politica del Pd. "Se vince il referendum istituzionale, avremo la possibilità di tornare a rendere il Parlamento un luogo degno"
Chissà a cosa o a chi pensa il presidente emerito Giorgio Napolitano quando dice che la campagna referendaria ha avuto un inizio difficile: “Non si è partiti bene: si sono commessi molti errori che hanno facilitato la campagna del No” dice parlando alla scuola di formazione politica del Pd. Ma la riflessione subito dopo è indirizzata direttamente al premier Matteo Renzi, che per tutta risposta – oggi – ringrazia così: “Oggi Napolitano mi ha anche un pò criticato, ma è bello, giusto e utile ricevere critiche da chi ha saggezza e esperienza. Se Napolitano con la sua saggezza e capacità mi ha fatto delle critiche sono felice di farne tesoro. E’ vero io ho sbagliato a giocare il futuro del governo sulla riforma costituzionale ma ho sbagliato in buona fede. Ho sbagliato ma capita a chi fa le cose”. Così Renzi, nel suo intervento ad un incontro sul referendum al Teatro Rossini di Pesaro.
“Renzi ha capito gli errori e si è corretto”, giura Napolitano. “Ma il tempo conta, ed è tanto che persone si sono opposte alla riforma perché erano contro Renzi”. “C’è stato – argomenta – un periodo troppo lungo che ha facilitato quelli che, fregandosene della riforma, dicevano che bisognava votare contro Renzi”. Che nei giorni scorsi, dopo aver personalizzato per settimane il referendum, ha fatto marcia indietro: “Non si utilizzi il voto per buttarmi giù”.
“Se vince il referendum istituzionale, avremo la possibilità di tornare a rendere il Parlamento un luogo degno. Tra decreti e fiducie – aggiunge Napolitano – il Parlamento è stato ridotto uno straccio. Tutto questo può finire con questa riforma. Se vince il sì è una cosa. Molto buona. Per l’Italia”.
L’ex inquilino del Quirinale è un nome che spicca da mesi per qualità e quantità negli interventi in favore delle riforme e quindi non stupisce l’ennesima riflessione che come spesso ha detto il segretario del Pd sono state ispirante direttamente dal Colle. “Sosterrò la conferma della legge di riforma approvata dal Parlamento e mi auguro che le opposte parti politiche si confrontino sul referendum nella sua oggettività” aveva detto Napolitano in un’intervista al Corriere della Sera il 6 gennaio, per poi esprimere il 5 luglio un invito direttamente agli italiani: “Auspico che la stragrande maggioranza dei cittadini non faccia finire nel nulla gli sforzi messi in atto in questi due anni in Parlamento”, fino all’ultimo appello, datato 10 settembre: “Bocciare la revisione della Carta sarebbe un’occasione mancata“. Giorno in cui l’ex ministro dell’Interno ha chiaramente fatto sapere che l’Italicum così com’è va cambiato. Messaggio recepito così chiaramente che negli ultimi giorni il presidente del Consiglio non perde occasione per ribadire la sua disponibilità alle modifiche della legge elettorale. “Non ho informazioni riservate ma non mi risulta. Mi è stato detto che verranno indicate alcune ipotesi e poi si aprirà il confronto” risponde ai cronisti che gli chiedevano se il ballottaggio, formula alla quale lui è contrario, resta dirimente nella volontà del governo. “Difficile fare previsioni. Tuttavia, avere governi di coalizione e una politica di alleanze, non è una bestemmia”
C’è da dire che gli ultimi sondaggi allo stato mostrano un pareggio tra favorevoli e contrari, ma con il No in crescita. E i dati cominciano a preoccupare. La partita vera però sarà conquistare gli indecisi e forse aver piazzato il referendum a dicembre, invece che a ottobre come si ipotizzava, servirà a guadagnare quel terreno perso con gli “errori”. Dalla parte del No sono schierati l’Anpi per esempio protagonista di uno scontro con il ministro Maria Elena Boschi, la Cgil e anche parte della sinistra dei dem.