Aumentano gli alunni disabili ma gli insegnanti di sostegno restano sempre troppo pochi garantendo il rapporto di un solo docente per due alunni. Non basta: secondo il sindacato Anief manca all’appello un professore specializzato su tre. E a questo si aggiunge il fatto che a causa dei tagli delle ex Province, anche quest’anno, sono venute a mancare le garanzie per il trasporto e l’assistenza in classe per molti disabili. A quasi un mese dall’avvio dell’anno scolastico restano i problemi per le famiglie dei ragazzi in difficoltà che quest’anno sono aumentati di ben 8.057 unità passando da 216.452 a 224.509.
La maggior parte dei diversamente abili è alla scuola primaria dove se ne registrano 79.777 su un totale di 2.572.969 alunni. Segue la scuola secondaria di primo grado con 65.227 ragazzi con difficoltà e le superiori dove diminuiscono a 61.880 su un totale di 2.626.674 studenti. Alla scuola dell’infanzia il dato si ferma a 17.625 alunni con disabilità su un totale di 978.081: un numero basso a causa della mancata diagnosi negli anni precedenti alla scolarizzazione. Problema che andrebbe preso in considerazione visto che spesso in queste classi non c’è un docente di sostegno nonostante la necessità reale solo perché la disabilità non è ancora stata certificata.
Alunni e insegnanti: i numeri
Altro elemento sul quale riflettere è il numero di disabili per regione: la Lombardia è prima in classifica con 35.442 alunni disabili su un totale di 1.190393 ragazzi iscritti nelle scuole di ogni ordine e grado. Segue la Campania che ha 909.010 allievi di cui 25.022 che necessitano del sostegno. In Sicilia ci sono 754.438 alunni in totale di cui 23.850 disabili mentre in Veneto su un numero complessivo di 604.299 alunni sono solo 15.701 quelli certificati.
Sul fronte insegnanti si è passati dai 117.000 dello scorso anno ai 124.572 che comprendono i 28.092 in deroga dove in alcune regioni del Sud sono spesso finiti insegnati senza la specializzazione per evitare il trasferimento al Settentrione. Di questi 124.572 fanno parte anche i posti di potenziamento (al netto di quest’ultimi infatti i posti di sostegno sarebbero solo 1.126 in più. Anche in questo caso è la Lombardia, logicamente, ad avere il maggior numero di insegnanti (16755) seguita da Campania (17.805) e Sicilia (13.224). Da notare che rispetto alla serie storica dopo due anni di minimo incremento di docenti (nell’anno scolastico 2014/2015 erano 117.673, persino qualche unità in più del 2015/2016) quest’anno si è visto un leggero incremento. Interessante vedere, infine, che il focus del ministero dell’Istruzione non riporta, invece, alcun numero sui disabili presenti alle paritarie.
Intanto in tutt’Italia è il caos
A Pavia la Cisl ha denunciato la mancanza di 100 docenti di sostegno nelle scuole della città e della provincia: ad oggi questi posti sono occupati da docenti non abilitati che hanno accettato l’incarico per non restare senza lavoro. A Bari nei giorni scorsi i genitori hanno protestato davanti la sede della presidenza della Regione per chiedere garanzie sul trasporto scolastico e l’assistenza specialistica nelle scuole. A Milano il problema riguarda 500 studenti delle superiori: le casse della Città metropolitana sono vuote e il servizio di trasporto costerebbe almeno 3,4 milioni che nessuno ha intenzione di tirar fuori. Per ora solo Palazzo Marino ha deciso di occuparsi di una parte di questi. In Sicilia sono circa 2000 i disabili senza il servizio di trasporto e assistenza.
“In questi giorni abbiamo parlato con tanti genitori, molti di loro sono demoralizzati. Stanchi di trovarsi ogni volta a lottare con le istituzioni per ottenere quello che in realtà è un diritto dei loro figli: il diritto all’istruzione”, spiega Alberto Fontana della Ledha. Le famiglie sono disorientate e frustrate dalla mancanza di informazioni e di collaborazione da parte degli enti territoriali. Alcune, pur di garantire ai propri figli il diritto ad andare a scuola, sono disposte a pagare i tasca propria i costi per l’assistente alla comunicazione o l’assistenza ad personam. Altre terranno a casa i propri figli in attesa di avere informazioni più precise, altre ancora ricorreranno alle aule dei tribunali.