Per la Guardia di Finanza che ha condotto le indagini si tratta di un classico esempio delle “frequenti situazioni di cattiva gestione delle procedure di affidamento delle opere pubbliche”. Perché ha provocato un “ingiusto vantaggio” ai destinatari degli incarichi, con relativo danno alle casse del Comune di Ostuni che “ha sborsato una somma superiore” rispetto a quanto avrebbe erogato se fosse stato aperto un bando. Così a un anno e mezzo di distanza dal crollo dell’intonaco che provocò il ferimento di un’insegnante e due bambini, la procura di Brindisi ha acceso i riflettori sui lavori di ristrutturazione della scuola elementare Pessina, messa a nuovo pochi mesi prima. Secondo l’accusa, gli affidamenti diretti rappresentarono circa un terzo dell’importo complessivo per gli interventi di ammodernamento della Pessina: su 1,8 milioni investiti, ben 666mila vennero ‘distribuiti’ alle ditte senza bando pubblico perché “gli incarichi professionali e di esecuzione lavori” furono “artificiosamente” frazionati.

La ricostruzione dei militari della compagnia di Ostuni, condivisa in toto dall’Autorità Nazionale Anticorruzione chiamata in causa dagli stessi investigatori, ha portato a un avviso di conclusione delle indagini per sette persone, tra cui il dirigente dell’ufficio tecnico del comune di Ostuni, Roberto Melpignano, il direttore dei lavori Salvatore Molentino e l’architetto Stefania Farina, oltre a quattro imprenditori brindisini e tarantini che si sono occupati della ristrutturazione. Sono accusati, in concorso, di abuso d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. Analizzando le determine che portarono all’affidamento di progettazione, coordinamento della sicurezza, direzione dei lavori ed esecuzione degli stessi, i finanzieri guidati dal capitano Gerardo Chiusano si sono convinti che gli indagati evitavano di ricorrere a gare pubbliche spacchettando gli incarichi, così da far scendere gli importi sotto la soglia per la quale non è possibile procedere per chiamata diretta. Molentino e Farina, in sostanza, d’accordo con Melpignano prevedevano due incarichi – pur trattandosi secondo la procura di uno solo – evitando così di ricorrere ai bandi.

Ne traevano vantaggio anche i quattro imprenditori indagati – titolari delle ditte Acca Costruzioni, Messapica Intonaci e Tecnoclima – perché, spiegano fonti investigative a ilfattoquotidiano.it, “non avevano i requisiti, in un caso anche di onorabilità, per poter risultare vincitori di un bando pubblico che avrebbe garantito non solo maggiore trasparenza ma anche un servizio migliore”. Un aspetto, quello del frequente ricorso agli affidamenti diretti, che Il Fatto aveva portato alla luce nei giorni successivi al crollo proprio per un lavoro svolto dalla Messapica Costruzioni. L’inchiesta ‘madre’ sulla tragedia sfiorata all’interno della scuola Pessina è giunta a processo a luglio scorso, quando sono stati rinviati a giudizio Melpignano e Molentino, finiti anche in questa nuova indagine, con accuse a vario titolo di lesioni personali colpose, falso ideologico, inadempimento di contratti di pubbliche forniture, rovina di edifici e di altre costruzioni. Ha invece patteggiato una pena di 13 mesi Palmiro Brocca, titolare della ditta incaricata di posare gli intonaci.

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