Basta usare dispositivi elettronici reperibili facilmente sul mercato, e il gioco è fatto. I cyber-furti stanno prendendo piede soprattutto al centro-nord Italia, e hanno riguardato 40 mila veicoli per un danno di quasi 800 milioni di euro
Dimenticate il vecchio piede di porco come quello in foto, o il classico mattone che mandava i vetri in mille pezzi. Ora le auto, almeno quelle di ultima generazione, si rubano in 15 secondi anche con un click. O meglio, con un dispositivo in grado di clonare i comandi a distanza di apertura delle portiere e messa in moto, ma anche semplicemente “riprogrammare” la chiave elettronica d’ordinanza.
Si tratta di congegni non difficili da reperire sul mercato, non eccessivamente complicati da usare. E tutto sommato non troppo dispendiosi considerando che con un esborso tra i dieci e i cinquantamila euro i ladri cybernetici sono in grado di mettere le mani indifferentemente su modelli premium quelli della gamma Land Rover, o anche come Mercedes Classe E e Bmw Serie 3, Serie 5 X5 e X6.
Il meccanismo truffaldino si attiva quando viene lanciato sul mercato un nuovo modello. E’ allora che i criminali cominciano a studiare il modo per aggirare le protezioni di sicurezza del sistema, che sempre più spesso si rivela essere una tecnica di intervento diretto sul software. Il tempo di “incubazione” va dalle due alle dieci settimane, a seconda del tipo di difesa che si intende violare.
Il fenomeno dei cyber-furti, stando ai dati divulgati dall’azienda LoJack Italia (individuazione e recupero beni rubati), sta prendendo piede specie al centro-nord Italia e pesa per almeno il 5-10% del totale dei veicoli sottratti, ovvero circa 40 mila di questi. Percentuale che sale al 20-30% se si parla di auto nuove, o comunque sul mercato da meno di cinque anni. Per un corrispettivo economico, e dunque un danno, di quasi 800 milioni di euro.