Il ministro Giannini pensa a una nuova infornata di docenti per cancellare quella distinzione fra organico di diritto e organico di fatto, problema che il Concorsone non ha risolto, e dare agli istituti fin da subito il personale di cui hanno bisogno. Ma serve l'ok del Mef
Un altro (mini)piano straordinario di assunzioni dopo quello della “Buona scuola”, stavolta da 20-25mila posti. Una nuova infornata di docenti per cancellare quella distinzione fra organico di diritto e organico di fatto (che esiste solo sulla carta), dare alle scuole italiane fin da subito il personale di cui hanno bisogno per funzionare. E magari anche placare l’insoddisfazione di maestri e professori, ulteriormente acuita dai problemi del Concorsone e dai pochi posti disponibili per l’avvio dell’anno scolastico. È l’ultima idea di Stefania Giannini, che in un incontro con i sindacati ha fatto mea culpa per gli errori della fase di mobilità parlando di “imperfezione nella mobilità” e “tempi troppo stretti” per la chiamata diretta. Il Ministero dell’Istruzione proverà a far inserire il provvedimento nella legge di Stabilità, attesa per la settimana prossima. Ma servirà ottenere il via libera del Ministero dell’Economia, alle prese con le oscillanti previsioni di crescita del Pil per far quadrare i conti: il provvedimento potrebbe costare circa 200 milioni di euro. E dopo tutti gli sforzi fatti per la riforma due anni fa, non è così scontato che il governo voglia fare nuovi sforzi per la scuola.
ORGANICO DI FATTO E DI DIRITTO – Tutto parte dalla differenza fra organico di diritto e organico di fatto: il primo consiste nella dotazione delle cattedre assegnata annualmente dal Miur a ciascun istituto sulla base di alunni e classi; il secondo, invece, è l’organico che consente realmente a settembre il corretto funzionamento delle attività. Lo scarto tra la previsione e le effettive necessità, dovuto a quei fattori di variazione che inevitabilmente si verificano, e per cui bisogna ricorrere sistematicamente alle supplenze. Un tecnicismo che crea problemi agli istituti, e anche a docenti e studenti generando ulteriore precarietà: parliamo infatti di cattedre senza di cui “di fatto” la scuola non potrebbe partire, ma che non figurando in pianta organica non possono essere assegnate stabilmente a docenti. E quindi vengono riassegnate ogni anno con contratti a tempo determinato. Anche nel 2015/2016 sono circa 60mila: per la precisione 30.262 sui posti comuni e 28.092 sul sostegno.
IL PIANO DEL MIUR – Le prime avvisaglie c’erano state già quest’estate, quando il sottosegretario Davide Faraone aveva parlato sul suo profilo Twitter di “trasformazione dell’organico di fatto in quello di diritto”. In questa direzione i tecnici di viale Trastevere hanno lavorato per mesi, sulla base di una ragionamento semplice: “È vero che i posti dell’organico di fatto derivano da variazioni non prevedibili in anticipo, e che nell’adeguamento sono compresi tanti spezzoni impossibili da ricondurre a cattedre piene. Ma abbiamo una quota ormai consolidata negli anni che potrebbe essere stabilizzata”. Ed è su questi che si vorrebbe intervenire, con un provvedimento che assomiglierebbe tanto ad un nuovo piano straordinario di immissioni in ruolo da circa 25mila posti.
25MILA NUOVE ASSUNZIONI – La maggior parte sarebbe per i posti comuni, dove gli “adeguamenti” stabili sono più facili da individuare (soprattutto nei licei musicali e sportivi, e nelle Regioni ad alto affollamento come il Veneto; ma anche il Sud si gioverebbe del provvedimento). Al sostegno, dove l’esplosione dell’organico di fatto si deve al proliferare delle deroghe e dei ricorsi, sarebbero riservati tra i 5 e i 7 mila contratti. Il governo punta sulla delega, che dovrebbe cambiare il sistema delle certificazioni, per tamponare un’emergenza su cui all’orizzonte ancora non sembra esserci soluzione. “Ma intanto arriveremmo quasi a far combaciare organico di diritto e di fatto sui posti comuni. Un risultato importante”, spiegano dal Miur. L’occasione giusta potrebbe essere proprio l’imminente legge di Stabilità. Ancora da decidere, invece, chi sarebbero i beneficiari del piano: difficilmente si andrà a pescare dagli abilitanti di seconda fascia esclusi dalla riforma, sulla cui stabilizzazione ci sono state recenti aperture (ma il discorso dovrebbe essere rimandato alla delega sul reclutamento, con annessa fase transitoria). Più probabile che questi posti supplementari servano a svuotare definitivamente le graduatorie, assorbire più velocemente i vincitori del concorso e magari assumere pure gli idonei.
I DUBBI DEL MEF – Resta da vedere se anche il Ministero dell’Economia concorderà con questo piano. Per assumere altri 25mila docenti ci vorrebbero circa 200 milioni di euro: una cifra credibile, visto che per il piano straordinario da 87mila immissioni era stato speso meno di un miliardo. E neanche esorbitante, considerando che in manovra non ci saranno altri grandi interventi per la scuola. Il Mef però frena, alle prese con le solite necessità di risparmio, preoccupato non tanto dal costo secco della misura, quanto dal fatto che così in futuro lieviterebbe la spesa fissa per il personale del Miur. Anche se gli stessi soldi verrebbero risparmiati sulle supplenze, e la differenza sarebbe minima. Il nodo, in ogni caso, verrà sciolto molto presto: la manovra dovrà essere pronta entro la fine della settimana prossima. In caso di parere favorevole, questi ulteriori 25mila posti si sommeranno ai 63mila del Concorsonehttp://www.ilfattoquotidiano. it/2015/11/06/concorsone- scuola-63mila-posti-a-bando- entro-1-dicembre-ce-la-fara- uno-su-4/2192491/ , i circa 30mila destinati alle vecchie Graduatorie ad Esaurimento e gli 87mila già assegnati dal piano straordinario della riforma http://www.ilfattoquotidiano. it/2015/11/10/concorso-scuola- 50mila-nomine-nella-fase-c- resta-lincognita- dellalgoritmo-del-miur/ 2207606/ . Un totale da record di oltre 205mila assunzioni nell’arco di un triennio. Chissà se basterà per placare il malcontento nel mondo della scuola che continua ad accompagnare la gestione del ministro Giannini.