In Italia sono 75mila i beni finiti dal 1997 nel mirino della magistratura perché attribuiti alla criminalità organizzata, tra immobili, aziende, beni mobili e attività finanziarie. Di questi, 58.118 sono stati confiscati, anche se per più della metà si tratta di confische non definitive. I beni maggiormente sottoposti a confisca definitiva sono i mobili registrati (automobili, natanti e simili, 9.010, in forte aumento) e gli immobili (8.009). Sono i numeri della relazione semestrale sui beni confiscati, aggiornata al marzo 2016 e compilata dal ministero della Giustizia. Nel quinquennio 2011-2015 sono finiti in banca dati 82.072 beni: i confiscati sono 52.010, di cui 38.514 passati definitivamente dalle mani dei boss al patrimonio dello Stato.
Le confische sono in aumento, si legge sul sito di Avviso pubblico in un commento ai dati: sono state 9.289 del 2014 e 10.130 nel 2015. I distretti più interessati sono quelli di Palermo, Roma, Reggio Calabria, Lecce e Napoli; in forte crescita negli ultimi anni il distretto di Catanzaro. Al 31 dicembre 2015 si contano complessivamente 8.045 nuovi procedimenti, di cui 2.341 nel periodo 2011-2014 (481 nel 2013, 607 nel 2014 e 633 del 2015), a fronte di 1.552 procedimenti nel quadriennio precedente. Negli ultimi cinque anni il 72% ha riguardato il Sud e le Isole, il 28% il centronord. La Sicilia resta la regione in cui si registra il maggior numero di procedimenti (28,3 per cento) seguita da Campania, Calabria, Puglia, Lombardia e Lazio, “che hanno registrato un significativo incremento negli ultimi anni”, nota Avviso pubblico. Importante la crescita del distretto giudiziario di Roma.
Ma la macchina della giustizia va più veloce di quella delle pubbliche amministrazioni. I beni immobili e le aziende sottratti alla mafie e definitivamente assegnati ai nuovi beneficiari sono solo 6.108, pari al 4% del totale di beni iscritti nella banca dati. “Negli ultimi 5 anni”, nota ancora Avviso pubblico, “a fronte di un numero elevatissimo di beni sottoposti al primo decreto di sequestro e di oltre 15.000 beni oggetto di un decreto di confisca definitiva, dimostrazione della crescita dalla capacità investigativa dello Stato, i beni assegnati allo Stato o agli enti locali sono stati solo 1.630, con un andamento assai irregolare nel tempo; sotto le 100 unità sia nel 2011 che nel 2012, a fronte di 428 beni nel 2013, 163 beni nel 2014 e 857 nel 2015”, segno quest’ultimo di una recente accelerazione delle procedure.
I 1.010 beni assegnati allo Stato fino a oggi sono utilizzati prevalentemente da Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza (60%). Quelli assegnati ai Comuni (5.098) sono stati destinati soprattutto a usi sociali (59%, per esempio sedi per associazioni, centri per minori, per anziani), il resto per finalità istituzionali (emergenze abitative, uffici comunali, scuole…).