La cantante romana, nell'affrontare quello che, ne prendiamo atto, per la discografia italiana sembra essere diventato un canone, un cliché, uno standard, giro armonico, melodia e accordi che si ripetono di canzone in canzone, simili se non identici a loro stessi, compie una sorta di miracolo
Ci sono alcune considerazioni di fare, prima di affrontare di petto l’argomento oggetto di questo articolo. Innanzitutto c’è da dire che, guardandosi intorno, volendolo anche fare con gli occhiali rosa dell’ottimismo, e onestamente anche solo l’idea di essere ottimisti sembra davvero impossibile oggi, l’idea che Giorgia stia per tornare non può che essere una buona notizia. Di quelle che la senti, la notizia, non Giorgia, e ti viene subito da pensare a qualcosa di interessante da fare, da programmare, diventi propositivo, ti senti di volere più bene anche a quelli a cui vuoi già bene. Insomma, una buona notizia. L’altra considerazione da fare è che Giorgia ha quella voce incredibile che tutti le riconoscono, quella, per intendersi, che il 99% di chi inizia a cantare, in Italia, vorrebbe avere. Quella che, sempre per intendersi, chi di quel 99% prosegue a cantare, e magari finisce in un talent, prova a imitare, scornandosi immancabilmente contro un gigante troppo alto da scalare. Tutte lì a fare quei glissati che, però, in bocca alle altre sembrano forzati, forse perché sono forzati, innaturali. Perché se sei Giorgia e ti chiami Giorgia perché tuo padre voleva omaggiare il Georgia on my Mind di Ray Charles, poi è anche normale che certe cose ti scappino con una certa naturalezza, senza sforzo per te e soprattutto senza sforzo per chi ti ascolta, cioè noi. Si diceva, prima di perdersi in dichiarazioni d’amore che non sarebbero neanche necessarie, che l’altra considerazione da fare è che Giorgia, a parte quella voce incredibile, ha dovuto fare i conti con un repertorio che, spesso, troppo spesso, non è stato all’altezza del suo talento. Un repertorio buono, a volte anche molto buono, a volte no, che però è quasi sempre stato un gradino sotto il suo talento, e questo, va detto, in qualche modo l’ha penalizzata, perché Giorgia è stata sempre considerata una numero uno, ma poteva serenamente ambire a essere la numero uno, senza confronti.
Ecco, abbiamo affrontato queste considerazioni, e prima di affrontare Oronero, questo il titolo del nuovo singolo, ribadiamo, ce ne fosse bisogno, che quello che nutriamo per la voce di Giorgia è amore puro, nel caso vi fosse sfuggito. Possiamo partire. E lo facciamo ascoltando Oronero, il nuovo singolo che prelude all’uscita di un nuovo lavoro di studio, che come il singolo si intitolerà Oronero. Un brano quindi che, evidentemente, per Giorgia è importante e che gioca a essere contemporaneo, e quando si dice contemporaneo si intende nella contemporaneità italiana, che non significa esattamente essere contemporanei anche nel resto del mondo, visto che qui da noi c’è una sorta di delay e le cose arrivano sempre un attimo dopo. Ecco, Giorgia affronta la contemporaneità proponendoci una black ballad, genere che ultimamente ha letteralmente occupato militarmente la discografia italiana. Avete presente, no? Ballate vagamente cupe, prevalentemente giocate su suoni sintetici, con arrangiamenti piuttosto vuoti, molto appoggiati sulle voci, il testo che si rincorre sulla melodia. Insomma, sulla carta qualcosa di già ascoltato.
Ma c’è un ma. Questa è Oronero di Giorgia, e in questa frase è racchiusa la quintessenza di questa canzone. La cantante romana, infatti, nell’affrontare quello che, ne prendiamo atto, per la discografia italiana sembra essere diventato un canone, un cliché, uno standard, giro armonico, melodia e accordi che si ripetono di canzone in canzone, simili se non identici a loro stessi, compie un miracolo. Un miracolo che le era successo in passato con brani come E poi, come Come saprei, come in Di cielo e d’azzurro e in Gocce di Memoria, ma soprattutto in una fase fortunata della sua carriera e assai triste della sua vita, con brani epocali come Marzo o Per sempre, contenuto in Ladra di vento e, a insindacabile giudizio dell’autore di questo articolo, una delle più belle canzoni italiane di sempre. Il miracolo che Giorgia compie è quello di prendere appunto uno standard, come potrebbe essere un giro di Do o uno in minore nel blues, scritto da Emmanuel Lo, compagno della nostra, prende uno standard e lo innalza al grado di capolavoro.
Ora, qualcuno avrà da ridire sull’utilizzo di questo termine, capolavoro, parlando di una canzone pop, per di più di una canzone pop che si rifà così palesemente a altre canzoni pop pure recenti, ma la voce di Giorgia, sempre ma qui in modo particolare, è un capolavoro. E la voce di Giorgia in questa canzone, vada reso merito a lei e a Michele Canova, che almeno sulle voci sa quel che fa, così scura e spessa, su frequenze solitamente neanche sfiorate, senza fronzoli ma al tempo stesso carica di suggestioni e emozioni, è di quelle che ti spingono al riascolto in loop per tutto il giorno. Ora, la speranza è che, nel resto dell’album, il timbro di Michele Canova sia meno invasivo, e che Giorgia riesca finalmente a imporsi per quel che è, la numero uno assoluta. Poi, questo è un altro augurio, più rivolto a tutti noi che a qualcuno nello specifico, la speranza è che i grandi nomi come lei la smettano di vedere a Canova come al solo produttore cui rivolgersi, perché azzardare la collaborazione con qualcuno che magari non si ricicli a ogni giro di walzer non sarebbe male e perché forse potrebbe essere il caso di applicare alla musica la stessa attenzione e genialità applicata alla voce. Oronero di Giorgia è uno splendido ritorno, senza se e senza ma. Adesso vogliamo però sentire anche il resto.