Nel settembre del 1973 avevo solo 16 anni, mi dovevo iscrivere all’Università ma non avevo ancora deciso quale Facoltà. Ero iscritto alla Associazione dei Padri Gesuiti “Comunità di Vita Cristiana” di Napoli. Il mio tutor, Monsignor Alberto Giampieri, mi chiese di dare una mano, come apprendista, e scrivere qualche articolo per conto del giornale diocesiano di Napoli “Nuova Stagione”.
Come primo incarico fui mandato ad una importante conferenza stampa indetta presso l’Istituto Tumori Pascale di Napoli. Il direttore della Anatomia Patologica Prof. Giovan Giacomo Giordano ed il dr Giovanni Pagano presentavano dati sconvolgenti sul rischio tumori che emergeva da studi di Tossicologia Ambientale, causati dal gravissimo inquinamento dell’antichissimo fiume Sarno, che alimenta la fertilissima pianura al confine tra Napoli e Salerno, dando vita, per esempio, ai meravigliosi pomodori San Marzano.
I dati presentati erano allarmanti: il fiume Sarno mostrava indici gravissimi di inquinamento. La responsabilità sembrava legato alle attività industriali senza adeguato controllo delle concerie di Solofra, in provincia di Avellino, nella parte alta del fiume, il cui sbocco è a Castellammare di Stabia.
Era il settembre del 1973. Mi ero seduto in prima fila, presi pagine di appunti con la foga del cronista che credeva di avere uno scoop in mano, e mi appassionai al contenuto di quella conferenza. Quel giorno decisi di scegliere la facoltà di Medicina, e ricordo bene al termine della conferenza con quanto interesse ed apprezzamento Giordano si avvicinò a me chiedendomi per quale testata scrivessi. Non potrò mai dimenticare la faccia delusa del Prof. Giordano quando scoprì che io scrivevo per “Nuova Stagione”, mentre le altre importanti testate di Napoli erano clamorosamente assenti. Non è cambiato nulla.
Il Prof Giordano, anni dopo, fu “dimissionato” dalla malapolitica campana, unico caso di direttore scientifico di IRCSS “dimissionato” in Italia! La Tossicologia Ambientale, come disciplina e come struttura, a seguito della nascita del Ministero dell’Ambiente, scomparve dall’organigramma dell’Istituto Tumori di Napoli. Nasceva Terra dei Fuochi e dei Veleni per la totale assenza di controllo dei flussi e del corretto smaltimento non già dei rifiuti urbani ma dei rifiuti speciali, industriali, e tossici in tutta Italia!
Nel dicembre del 1980 mi iscrissi all’Ordine dei Medici di Napoli: mi soprannominarono “il medico dai pantaloni corti” tanto ero giovane. Ero orgoglioso al limite della superbia, ero consapevole del mio valore e delle mie capacità professionali e di studio. Sognavo un brillante futuro. Mai avrei neanche ipotizzato che tanta fretta nel laurearmi mi sarebbe servita solo per potere, nel 2016, essere pronto a lasciare tutto e fuggire in pensione prima di essere definitivamente massacrato sul piano umano e professionale perché ho sollevato in Campania il coperchio del vaso di Pandora di Terra dei Fuochi e dei Veleni.
Chiunque abbia provato, per dovere, a narrare e/o combattere l’inquinamento in Campania, medici come il Prof. Giordano e poi me, poliziotti come il tenente Roberto Mancini o il vigile Michele Liguori di Acerra, ha avuto una vita ed una storia professionale “travagliata”, mentre chi ha taciuto ogni oltre limite di umana decenza sulla tragedia ambientale campana ha fatto solo brillanti ed eccezionali carriere.
Il tetracloroetilene fa parte del ciclo produttivo del ciclo produttivo della più grande industria al mondo di scarpe, borse e vestiti che esiste ma non si deve né vedere né tracciare in Campania. Il tetracloroetilene “traccia” invece da anni tutti i nostri pozzi dal Sarno a Marcianise, segue il flusso della falda acquifera superficiale, attraversa la piana campana (Caivano, Terra dei Fuochi) e finisce a mare seguendo il deflusso dei regi Lagni borbonici. Però non avvelena le pummarole.
Campania Felix è rimasta tale. Come dimostrato dai tanti studi sulle pummarole, rispetto al poco più che zero per gli uomini, l’inquinamento delle falde superficiali non ha né danneggiato né avvelenato le nostre amatissime pummarole: ha danneggiato e continua a danneggiare solo gli uomini e le donne che lavorano “a nero” da schiavi nel vesuviano, i loro figli e i loro concittadini.