Sono assillato da un dubbio: i nostri politici sono solo dei fessi o sono proprio dei criminali? Criminali dal mio personale punto di vista non significa che commettono reati (può essere anche questo ma non ne ho le prove), ma che commettono scientemente “crimini” contro l’ambiente. Non passa quasi giorno che non mi assilli il quesito, cui ovviamente “tertium non datur”: o sono l’uno o sono l’altro. So già che qualcuno mi dirà che sono tutt’e due. Può essere, voglio però essere buono.
Il dubbio mi assilla ancor di più da quando il nostro non votato presidente del Consiglio si è lasciato andare all’esternazione che l’Alta velocità ferroviaria dovrà andare da Napoli a Palermo, il che significa che occorrerà fare il Ponte sullo Stretto. Mi ci sarei giocato non so cosa che, andando all’assise di coloro che foraggiano in voti il suo partito, ossia i grandi costruttori, nella specie il colosso Salini-Impregilo, avrebbe rilanciato il progetto del Ponte. E’ stato così che, rivolgendosi affettuosamente a Pietro Salini, chiamato “caro Pietro”, il “nostro” – che, come si sa, essendo spocchioso manca di senso del ridicolo – si è lasciato andare ad alcune vere e proprie baggianate.
L’opera creerà “centomila posti di lavoro”: per chi? Per gli italiani? Ha presente Renzi che esistono sub-sub appalti? Che per le Olimpiadi del 2006 a Sestriere lavoravano i cinesi? Per cosa? Solo per il Ponte? Bum. Assomigliano tanto al milione di posti di lavoro di Berlusconi. E per quanto tempo, poi? “Per togliere innanzitutto la Calabria dall’isolamento nel quale è”. Le infrastrutture portano ricchezza? Tanti anni fa, il comune di Montezemolo aveva addirittura il casello autostradale sull’autostrada Torino-Savona e, ciononostante, era il comune più povero del Piemonte. Cuneo non ha di fatto né autostrada né ferrovia, ed è una città prosperosa. La Calabria con un treno che le sfreccia all’interno diventerebbe ricca?!? Ce lo spieghi Renzi. L’opera servirebbe “per avere una Sicilia più vicina e raggiungibile”. Ehilà, da dove deriva tutto questo improvviso interesse per un treno in Sicilia, caro Renzi? Allora, in Sicilia “dei 1.209 chilometri di ferrovia presenti, solo 178 sono a doppio binario, tutto il resto è ancora a binario unico. Non solo. Di questi, ben 578 chilometri sono non elettrificati: su queste rotaie possono viaggiare solo treni diesel”.
Giustamente è arrabbiato come una iena Renato Accorinti, sindaco Messina, solo a sentire le parole di Renzi, ma, attenzione, sbaglia quando si dice sicuro che il Ponte non si farà mai perché è “un’opera dai costi enormi, sorpassata dalla storia e anche dall’economia”.
Il mio ragionamento, il ragionamento di Accorinti sono sensati, sono razionali. Ma quando ci sono in ballo milioni di euro, il raziocinio, la sensatezza vanno a farsi benedire. L’utilità pubblica, poi, diventa l’ultima delle preoccupazioni.
L’ho potuto toccare con mano io con la Tav Torino-Lione. Nel 2001 l’accordo italo-francese sottoscritto da Amato e Chirac prevedeva che il nuovo collegamento “dovrebbe entrare in servizio alla data di saturazione delle opere esistenti”. Da allora, il traffico sulla linea storica è ulteriormente diminuito, né c’è sentore che aumenti: oggi si attesta sulla metà circa del potenziale della linea. Ciononostante, il buco lo stanno realizzando. Quindi, non siamo troppo ottimisti: a lungo andare il rischio che realizzino l’ennesima opera pubblica senza logica c’è, eccome.
Fabio Balocco
Scrittore in campo ambientale e sociale
Economia & Lobby - 5 Ottobre 2016
Ponte sullo Stretto, inutile e costoso. Dunque, lo faranno
Sono assillato da un dubbio: i nostri politici sono solo dei fessi o sono proprio dei criminali? Criminali dal mio personale punto di vista non significa che commettono reati (può essere anche questo ma non ne ho le prove), ma che commettono scientemente “crimini” contro l’ambiente. Non passa quasi giorno che non mi assilli il quesito, cui ovviamente “tertium non datur”: o sono l’uno o sono l’altro. So già che qualcuno mi dirà che sono tutt’e due. Può essere, voglio però essere buono.
Il dubbio mi assilla ancor di più da quando il nostro non votato presidente del Consiglio si è lasciato andare all’esternazione che l’Alta velocità ferroviaria dovrà andare da Napoli a Palermo, il che significa che occorrerà fare il Ponte sullo Stretto. Mi ci sarei giocato non so cosa che, andando all’assise di coloro che foraggiano in voti il suo partito, ossia i grandi costruttori, nella specie il colosso Salini-Impregilo, avrebbe rilanciato il progetto del Ponte. E’ stato così che, rivolgendosi affettuosamente a Pietro Salini, chiamato “caro Pietro”, il “nostro” – che, come si sa, essendo spocchioso manca di senso del ridicolo – si è lasciato andare ad alcune vere e proprie baggianate.
L’opera creerà “centomila posti di lavoro”: per chi? Per gli italiani? Ha presente Renzi che esistono sub-sub appalti? Che per le Olimpiadi del 2006 a Sestriere lavoravano i cinesi? Per cosa? Solo per il Ponte? Bum. Assomigliano tanto al milione di posti di lavoro di Berlusconi. E per quanto tempo, poi? “Per togliere innanzitutto la Calabria dall’isolamento nel quale è”. Le infrastrutture portano ricchezza? Tanti anni fa, il comune di Montezemolo aveva addirittura il casello autostradale sull’autostrada Torino-Savona e, ciononostante, era il comune più povero del Piemonte. Cuneo non ha di fatto né autostrada né ferrovia, ed è una città prosperosa. La Calabria con un treno che le sfreccia all’interno diventerebbe ricca?!? Ce lo spieghi Renzi. L’opera servirebbe “per avere una Sicilia più vicina e raggiungibile”. Ehilà, da dove deriva tutto questo improvviso interesse per un treno in Sicilia, caro Renzi? Allora, in Sicilia “dei 1.209 chilometri di ferrovia presenti, solo 178 sono a doppio binario, tutto il resto è ancora a binario unico. Non solo. Di questi, ben 578 chilometri sono non elettrificati: su queste rotaie possono viaggiare solo treni diesel”.
Giustamente è arrabbiato come una iena Renato Accorinti, sindaco Messina, solo a sentire le parole di Renzi, ma, attenzione, sbaglia quando si dice sicuro che il Ponte non si farà mai perché è “un’opera dai costi enormi, sorpassata dalla storia e anche dall’economia”.
Il mio ragionamento, il ragionamento di Accorinti sono sensati, sono razionali. Ma quando ci sono in ballo milioni di euro, il raziocinio, la sensatezza vanno a farsi benedire. L’utilità pubblica, poi, diventa l’ultima delle preoccupazioni.
L’ho potuto toccare con mano io con la Tav Torino-Lione. Nel 2001 l’accordo italo-francese sottoscritto da Amato e Chirac prevedeva che il nuovo collegamento “dovrebbe entrare in servizio alla data di saturazione delle opere esistenti”. Da allora, il traffico sulla linea storica è ulteriormente diminuito, né c’è sentore che aumenti: oggi si attesta sulla metà circa del potenziale della linea. Ciononostante, il buco lo stanno realizzando. Quindi, non siamo troppo ottimisti: a lungo andare il rischio che realizzino l’ennesima opera pubblica senza logica c’è, eccome.
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Il Papa “ha riposato bene”. “Dimissioni? Sono speculazioni”. Le condizioni mediche: “Non è fuori pericolo, il vero rischio è la sepsi”
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Nessun tumore al cervello e nessuna infezione da polmonite batterica, come erroneamente riportato dalla Direzione sanitaria del Mar Rosso. Mattia è morto per un’emorragia causata da un aneurisma cerebrale e si esclude con certezza la presenza di altre patologie concomitanti. Questo quanto emerge dopo l'esame effettuato dall'Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine". Così l'avvocato Maria Virginia Maccari, che assiste i familiari di Mattia Cossettini, morto a 9 anni mentre si trovava in vacanza a Marsa Alam.
"Mattia era felicissimo della vacanza e fino a quella tragica escursione in barca non aveva manifestato alcun sintomo, nemmeno un raffreddore. Tanti sorrisi fino all’ultimo momento, allegro come tutti lo conoscevano, ma durante l’escursione in barca non c’è stata nessuna possibilità di chiamare o di ricevere i soccorsi. Secondo i genitori vi è stata sicuramente una sottovalutazione del quadro clinico iniziale; c’è poi stato un errore di refertazione da parte dei medici dell’ospedale generale governativo di Marsa Alam, che hanno interpretato la Tc senza intervenire poi su Mattia per l’assenza di attrezzature, tenuto solamente in osservazione mentre i sanitari stimavamo le più svariate patologie, dal diabete alla broncopolmonite, citando addirittura il Covid come causa di un’ossigenazione bassa quando invece Mattia non aveva neanche la tosse", spiega.
"Rimasto invece su una lettiga di ospedale, con il cuscino della camera del resort, mentre i genitori tentavano invano un trasferimento presso un altro ospedale. La famiglia sta ancora approfondendo gli aspetti relativi all’incidenza di una corretta e tempestiva diagnosi, ma quello che emerge è la necessità di sensibilizzare il Governo egiziano per favorire protocolli nella gestione delle emergenze sanitarie nella zona del mar Rosso. Il primo ospedale attrezzato è situato a circa tre ore di auto e - sottolinea - non sono disponibili mezzi di trasporto rapidi per raggiungerlo. Probabilmente sarebbe sufficiente un piccolo contributo economico da parte delle numerosissime strutture alberghiere per garantire un servizio sanitario adeguato, oppure realizzare un eliporto per trasferire i pazienti gravi, raggiungendo un luogo idoneo. Si stima la presenza di circa quindici milioni di italiani in Egitto ogni anno, di cui un terzo circa nella zona del Mar Rosso".
"Nonostante tutte le immersioni subacquee effettuate in zona, anche una 'semplice' embolia polmonare diventerebbe critica a causa dell’assenza nelle vicinanze di una camera iperbarica. In alcune situazioni potrebbe fare la differenza anche la refertazione a distanza, facilmente possibile con l’utilizzo della telemedicina e nel caso di Mattia si sarebbe molto probabilmente evitata l'errata interpretazione delle immagini della Tc, fatto che ha di certo avuto un peso psicologico importante sui genitori. Non è chiaro se il tempo perso, dai primi sintomi interpretati in modo superficiale dai medici, all’incapacità di intervenire in modo attivo presso l’ospedale di Marsa Alam, potessero cambiare l’esito della vicenda. È però evidente come, qualsiasi necessità sanitaria improvvisa, che possa essere clinicamente complessa ma che nel nostro contesto sociale risulti gestibile, le possibilità di sopravvivenza in una zona così turistica e famosa siano sorprendentemente scarse. I genitori di Mattia, Marco e Alessandra, si augurano che la morte di loro figlio possa servire ad avviare questo adeguamento sanitario in Egitto per il bene dí tutti gli altri turisti italiani, non consapevoli della situazione fatiscente che potrebbero scoprire appena varcate le mura dei lussuosi resort", conclude.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Milano, 21 feb. (Adnkronos) - Con una produzione dal valore di 277 milioni di euro nel 2023, la Lombardia è la quarta regione italiana più rilevante nel comparto florovivaistico. E' quanto afferma la Coldiretti regionale, sulla base del primo Rapporto nazionale sul settore realizzato dal centro studi Divulga e da Ixe’ con Coldiretti, in occasione della giornata conclusiva di Myplant&Garden, una delle più importanti manifestazioni internazionali per i professionisti delle filiere del verde in corso a Rho Fiera Milano.
In Lombardia, precisa la Coldiretti regionale su dati Registro delle Imprese, sono oltre 2.500 le aziende florovivaistiche, a cui vanno aggiunte quelle che si dedicano alla cura e alla manutenzione del paesaggio, per una filiera del verde lombarda che in totale può contare su più di 7.900 imprese. Sulla base del rapporto Divulga/Ixè, nel 2024 il florovivaismo Made in Italy ha raggiunto il valore massimo di sempre a quota 3,3 miliardi di euro, grazie anche al traino dell’export che chiuderà l’anno a 1,3 miliardi, ma sulle aziende nazionali pesa oggi la difficile situazione internazionale, a partire dalla guerra in Ucraina. Proprio a causa del conflitto, le aziende hanno subito un aumento dei costi del +83% per i prodotti energetici e del +45% per i fertilizzanti rispetto al 2020, oltre a un +29% per altri input produttivi quali sementi e piantine.
Costi in progressivo aumento, che ancora fanno fatica ad essere riassorbiti, tanto più se si considera la concorrenza sleale che pesa sulle imprese tricolori a causa delle importazioni a basso costo dall’estero, dove non si rispettano le stesse regole in termini di utilizzo dei prodotti fitosanitari, ma anche di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.
Non va poi trascurato, avverte Coldiretti, l’impatto dei cambiamenti climatici: secondo il rapporto Divulga/Ixe’ due aziende agricole su tre (66%) hanno subito danni nell’ultimo triennio a causa di eventi estremi, tra grandinate, trombe d’aria, alluvioni e siccità che a più riprese hanno interessato il territorio nazionale. Il risultato di tutti questi fattori è che più di un terzo delle aziende florovivaistiche italiane denuncia difficoltà economiche.
Un quadro dinanzi al quale Coldiretti chiede misure di sostegno alle imprese per contrastare i cambiamenti climatici che, oltre agli eventi estremi, hanno moltiplicato le malattie che colpiscono le piante, spesso peraltro diffuse a causa delle importazioni di prodotti stranieri.
Ma serve anche puntare sulla promozione dei prodotti 100% Made in Italy, mettendone in risalto l’elevato valore ambientale, oltre che gli effetti positivi dal punto di vista della salute e della lotta all’inquinamento. Importante anche una maggiore considerazione per il settore all’interno della Politica agricola europea e, di riflesso, nelle politiche di sviluppo rurale.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - Gli ostaggi israeliani Eliya Cohen, Omer Shem Tov e Omer Wenkert sono stati trasferiti alla Croce Rossa Internazionale dopo essere saliti sul palco a Nuseirat, nel centro di Gaza, prima del rilascio da parte di Hamas.
Roma, 22 feb. (Adnkronos Salute) - "In Italia sono sempre più giovani medici attratti dalla ginecologia oncologica: questa specializzazione conta bravi chirurghi intorno ai 45 anni, in Italia sono circa 50, tra cui molte donne. E loro saranno tra i protagonisti domani del simposio 'Innovation in Gyn Onc', appuntamento voluto dalla Società italiana di ginecologia e ostetricia all’interno di Esgo", European Gynaecological Oncology Congress, in corso fino a domenica a Roma (Hotel dei Congressi all’Eur). Così all’Adnkronos Salute Vito Trojano, presidente di Sigo alla vigilia del meeting all’interno del Congresso Esgo 2025, un'esperienza formativa con oltre 50 sessioni scientifiche che in questa tre giorni di lavori presentano gli ultimi sviluppi medici e scientifici nella ricerca, nel trattamento e nella cura dei tumori ginecologici, tenuti da esperti di fama mondiale.
"Sarà una giornata molto importante perché non solo è un connubio fra la Società europea di ginecologia oncologica e la Sigo – spiega Trojano – ma perché dedicata alle nuove generazioni. Obiettivo: poter fare in modo che la Ginecologia oncologica sia sempre più attrattiva e di interesse per i giovani che aspirano a fare i medici".
Tra i temi al centro del simposio, nuove proposte per la vaccinazione e lo screening del cancro cervicale, prevenzione del cancro ovarico oltre la chirurgia, medicina di precisione in oncologia ginecologica, novità dalla biopsia liquida, algoritmi terapeutici nel carcinoma ovarico di prima linea, efficacia e sopravvivenza a lungo termine con gli inibitori di Parp. E ancora: la salute digitale in oncologia ginecologica, telechirurgia, telesonografia, teleconsulenza e Hipec (chemioterapia ipertermica intraperitoneale) in oncologia ginecologica. "Ampio spazio sarà dato ovviamente alle nuove terapie mediche, alle tecniche chirurgiche e all’Intelligenza artificiale con cui i futuri chirurghi si addestrano e si formano", conclude Trojano.
Gaza, 22 feb. (Adnkronos) - A Nuseirat, nel centro della Striscia di Gaza, verranno rilasciati tre ostaggi (Omer Shem Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert) rapiti il 7 ottobre, anziché quattro come si pensava in precedenza. Il quarto ostaggio, Hisham al-Sayed, rapito nel 2015, verrà liberato in un altro luogo e senza una cerimonia pubblica. I veicoli della Croce Rossa sono presenti a Nuseirat, ma sembra che ci potrebbe essere ritardo nella consegna.