Sinistra Italiana e il Movimento 5 stelle si sono rivolti al tribunale amministrativo del Lazio in merito alla formulazione della domanda che secondo i ricorrenti sarebbe "uno spot pubblicitario". Dal Quirinale la precisazione: già valutato dalla Corte e approvato dal Parlamento. La ministra per le Riforme: "E' tutto chiaro". Roberto Benigni alle Iene: "La Costituzione è stata un miracolo. Ma ora serve una revisione"
Per Sinistra Italiana e il Movimento 5 stelle il quesito referendario sulla Costituzione è “uno spot pubblicitario” e “una truffa”, per il ministro Maria Elena Boschi “hanno solo paura della verità”. A far discutere è stato la decisione di Si e M5s di fare ricorso al Tar del Lazio per la domanda “predisposta dal Quirinale”. Sul merito è intervenuto poco dopo il Colle che ha specificato che il testo è già stato valutato e ammesso dalla Corte di Cassazione e approvato dal Parlamento.
Il quesito al centro delle polemiche – La domanda diffusa nei giorni scorsi ha scatenato molte polemiche perché, secondo le critiche, metterebbe in luce solo alcune parti della riforma: “Approvate”, si legge nel testo, “il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi del funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V?” A parere dei ricorrenti il quesito così formulato dal Quirinale “finisce per tradursi in una sorta di ‘spot pubblicitario’, tanto suggestivo quanto incompleto e fuorviante, a favore del governo che ha preso l’iniziativa della revisione e che ora ne chiede impropriamente la conferma ai cittadini, che non meritano di essere ingannati in modo così plateale”.
Colle: “C’è già ok della Cassazione”. Boschi: “Hanno paura della verità” – A rispondere nel merito è stato il Colle poche ore dopo, specificando in una nota che “impropriamente si attribuisce alla Presidenza della Repubblica la formulazione del quesito referendario”. Negli ambienti del Quirinale si precisa che il quesito che comparirà sulla scheda è stato valutato e ammesso, con proprio provvedimento, dalla Corte di Cassazione, in base a quanto previsto dall’art 12 della legge 352 del 1970, e riproduce il titolo della legge quale approvato dal Parlamento. Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi ha commentato la vicenda a Porta a Porta: “Non si può avere paura della verità”, ha detto. “E’ la Corte di Cassazione che ammette il quesito e non il Governo. E’ interesse dei cittadini avere un quesito chiaro e mi sarei aspettata che Grillo avesse detto ‘Non si capisce nulla’ se il quesito fosse stato diverso. Qui invece è tutto chiaro, i cittadini hanno davanti a sé la verità su cui dire ‘sì’ o ‘nò. Non si può avere paura della verità”.
Il ricorso al Tar – A presentare il ricorso al Tar sono stati gli avvocati Enzo Palumbo e Giuseppe Bozzi (che attualmente difendono i ricorrenti messinesi dinanzi alla Consulta nel giudizio per l’incostituzionalità dell’Italicum), nella loro qualità di elettori e di esponenti del Comitato Liberali x il No e del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, e i senatori Vito Claudio Crimi (M5S) e Loredana De Petris (Sinistra Italiana-SEL). “I ricorrenti – si legge in una nota – lamentano che il quesito predisposto dal Quirinale non tiene conto di quanto stabilito dall’art. 16 della legge 352-1970, secondo cui, quando si tratti di revisione della Costituzione, il quesito referendario deve recare la specifica indicazione “degli articoli” revisionati e di ciò che essi “concernono”. Il quesito, aggiungono, “oltre a non specificare quali siano gli articoli della Costituzione interessati dalla riforma, alcuni dei quali ben più importanti di quelli citati (come la nuove modalità di elezione del Presidente della Repubblica e dei Giudici costituzionali di derivazione parlamentare), si limita invece a riprodurre il titolo del ddl di revisione, che, assieme al corretto ma insufficiente riferimento ad alcuni istituti incisi dalla revisione, riporta impropriamente anche una presunta finalità della legge (il c. d. contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni), che non trova specifico riferimento in alcuna delle norme revisionate, potendone semmai essere una conseguenza, neppure certa e comunque irrisoria”.
Benigni: “Se vince il No sarà peggio della Brexit” – Intanto continua il dibattito politico. Sul tema è intervenuto il premio Oscar Roberto Benigni che, intervistato da Le Iene, ha detto: “La Costituzione è stata un miracolo, resta la più bella del mondo. I padri costituenti sono stati dei giganti perché hanno illuminato le macerie. L’Italia è rialzata grazie a loro. Ma ora è necessaria una revisione, nonostante nella riforma qualche cosa sia da rivedere”. E un merito all’esito ha detto: “Se vince il No sarà peggio della Brexit. Possiamo stare sereni se vince il Sì. Bisogna pensare al bene degli italiani”. Proprio Benigni nei mesi scorsi era stato al centro delle polemiche perché aveva cambiato la sua posizione: prima aveva detto di essere intenzionato a votare contro il referendum, salvo poi annunciare il suo sostegno in favore del Sì.