“Una morte per epilessia causata dalle botte ricevute…“, parole chiare ed inequivocabili scritte e firmate dal collegio dei periti che ha nuovamente esaminato tutto il materiale relativo a Stefano Cucchi. Di fronte a queste parole alcuni sindacati di polizia e rappresentanze dei carabinieri hanno esultato e, addirittura, hanno chiesto a Ilaria, sorella di Stefano, di chiedere pubblicamente scusa per le sue accuse contro i picchiatori in divisa. Non sono neppure mancati giornali e giornalisti che hanno amplificato le loro esultanze titolando “Cucchi morto per epilessia”, escludendo così ogni responsabilità umana.
Il decesso di Stefano, come nella peggiore tradizione degli anni Sessanta e non solo, sarebbe dovuto ad una tragica fatalità, alle conseguenze della sua epilessia.
Peccato che la perizia non dica esattamente questo, anzi, per la prima volta, si parla esplicitamente del pestaggio subito, delle lesioni alla spinta dorsale, e si collega l’eventuale attacco di epilessia proprio alle possibili conseguenze del trattamento subito.
La famiglia Cucchi ed i legali, per anni, hanno sostenuto queste tesi e per questo hanno dovuto subite insulti, depistaggi, singolari perizie, negazioni dell’evidenza, rimpallo di accuse tra medici e poliziotti indagati. Chiedere le loro scuse significa fingere di non capire e voler oltraggiare Stefano anche da morto, dopo averlo oltraggiato da vivo.
Ora più che mai sarà il caso di continuare a reclamare #veritaperstefanocucchi.