Quello del piacere di guidare è da sempre il mantra della produzione BMW: una filosofia su cui l’azienda bavarese ha fondato negli anni il suo successo planetario. Ma i tempi cambiano e cambia il mercato e le sue richieste: oggi le sensazioni al volante hanno un peso più marginale e la vera sfida fra i costruttori “premium” – come la stessa BMW, ma anche Audi e Mercedes – si è spostata sulla tecnologia applicata all’automobile. Sono tre i campi di battaglia principali: mobilità elettrica, guida autonoma e sistemi di bordo connessi alla rete. Ed il costruttore bavarese si sta impegnando su tutti i fronti.

Te ne accorgi spulciando la caratteristiche tecniche, o meglio tecnologiche, della nuova Serie 7, la storica ammiraglia del marchio tedesco. In primis c’è il discorso connettività, che in BMW si chiama “Connected Drive”: in pratica mediante una SIM card l’auto è sempre agganciata alla rete ed ai servizi offerti dalla stessa casa madre; e permette di utilizzare molte applicazioni per smartphone direttamente dal sistema infotelematico della vettura. Si va dalla navigazione internet con Google, a quella GPS più avanzata – mappe aggiornate costantemente con tanto di meteo e suggerimenti sui “POI”, i point of interest – passando per le e-mail, le news che l’auto legge al suo guidatore durante la marcia o il servizio Concierge che permette di prenotare dall’auto alberghi o ristoranti.

Senza contare la possibilità di impostare in remoto, tramite smartphone, il climatizzatore, l’apertura o la chiusura delle portiere ed inviare all’auto percorsi GPS. Servizi che c’entrano poco o nulla con cilindri e differenziali autobloccanti ma che, sostengono in BMW, diventano irrinunciabili per il cliente che li prova. Mentre per quanto riguarda la guida a emissioni zero, l’ad Harald Krueger ha da pochi giorni assicurato che la X3 elettrica arriverà nel 2020 ad un prezzo “competitivo”, ed affiancherà i3 e la futura i5 (una sorta di Serie 3 GT in salsa elettrica) nell’ambito dell’offerta ad impatto zero di BMW.

Poi c’è la questione guida autonoma: i cugini della Porsche hanno recentemente comunicato che il tema dell’autonomous driving attualmente non gli interessa giacché ai loro clienti piace ancora molto guidare “mani e piedi” le 911&co. Mentre in BMW il pilota automatico dovrebbe presto arrivare anche sulle versioni “M”, le auto più prestazionali progettato a Monaco di Baviera: parola di Ian Robertson, ai vertici del settore vendite e marketing dell’azienda, che ha suggerito come il piacere di guida possa tranquillamente convivere con la guida autonoma quando questa tecnologia si prende, ad esempio, l’onere di affrontare il traffico del day by day al posto del conducente; o lo accompagna in pista, dove la palla passa di nuovo al driver in carne ed ossa.

Una fetta del futuro assicurato da queste auto super-intelligenti ce la offre la nuova BMW Serie 7, preludio teutonico delle vetture che fra qualche anno guideranno da sole: mediante le funzioni del sistema Driver Assistance, l’auto mantiene autonomamente la velocità di crociera e la distanza di sicurezza, frenando o arrestandosi completamente se necessario grazie al radar installato nel muso della vettura. Mentre il lane keep assist mantiene questa berlinona all’interno della propria corsia di marcia intervenendo direttamente sullo sterzo se necessario (il dispositivo è virtualmente in grado di guidare da solo, ma se chi è al volante non interviene mettendo le mani sullo sterzo il sistema entra in stand-by). Tutto questo mentre l’auto individua e riconosce la segnaletica stradale o frena fino all’arresto completo in caso di emergenza. E quando arriva il momento di parcheggiare in garage, il guidatore può anche scendere e lasciare che sia l’auto a fare manovra per poi spegnersi e chiudersi da sola. Potrebbero essere questi i nuovi concetti di piacere di guidare, o no? Ai posteri l’ardua sentenza.

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