In nome della lotta a presunti estremismi, l'Europa apre all'esecutivo italiano alla vigilia della prova di una legge di Stabilità che nelle premesse sarà a misura del referendum costituzionale. Via libera, con criterio, alla flessibilità per "la crisi di rifugiati o un terremoto o un Paese che soffre attacchi terroristici come il Belgio". Salgono anche le probabilità di una mano morbida su Mps: "Indulgenti? Direi piuttosto che saremo d'aiuto"
In Italia “c’è una minaccia populista. E’ per questo che sosteniamo gli sforzi di Renzi affinché sia un partner forte all’interno dell’Ue”. Parola del commissario europeo agli Affari Economici, Pierre Moscovici, che ha rilasciato la dichiarazione nel corso di un’intervista a Bloomberg a margine dei lavori del Fondo Monetario Internazionale. “Ho fiducia che l’Italia, come sempre, se la caverà e risolverà i suoi problemi con il nostro aiuto”, ha detto il commissario riferendosi ai problemi di bilancio e del sistema bancario della Penisola. Non si è scomposto quando l’intervistatrice ha alzato il tiro chiedendo se Bruxelles sarà così “indulgente” da fare in modo che i problemi delle banche italiane, con il rischio di bail in che nel caso Mps si fa sempre più concreto, vengano risolti prima del referendum,. “Non abbiamo bisogno di essere indulgenti – ha risposto – siamo sempre seri, ma dobbiamo anche capire e cercare di essere d’aiuto. Ecco, non direi indulgenti, direi essere d’aiuto”. Ma le regole possono essere cambiate, possono essere violate, obietta l’intervistatrice. E il commissario francese lima ancora: nessun bisogno di rompere le regole, ma piuttosto c’è la “flessibilità all’interno delle regole e questa Commissione cerca di essere intelligente all’interno della cornice di regole”.
Flessibilità, del resto, è stata la parola chiave dell’intervento di Moscovici all’Atlantic Council a margine dei lavori del Fmi. Qui il commissario non si è esposto sulle spine del sistema bancario italiano che oltre al caso MontePaschi, contano anche quello di Unicredit e delle quattro banche salvate un anno fa e ancora da vendere. Ha invece dato una grande apertura sui conti pubblici del Paese e sul tema della flessibilità di cui ha tanta fame il governo Renzi in fase di stesura della legge di Stabilità, specie alla vigilia di un referendum che politicamente mal si sposa con le misure che i conti del Paese richiederebbero. “Abbiamo detto chiaramente cosa è la flessibilità nel gennaio 2015. Dobbiamo incoraggiare i Paesi che creano molti investimenti, lo abbiamo fatto con l’Italia. Aiutare i Paesi che portano avanti riforme strutturali affinché possano avere più tempo, lo abbiamo fatto con l’Italia – ha dichiarato Moscovici -. Abbiamo detto che saremmo pronti a considerare spese per la crisi di rifugiati o un terremoto o un Paese che soffre attacchi terroristici come il Belgio. Si tratta di flessibilità precise, limitate e chiaramente spiegate. In generale un Paese deve rispettare i criteri e ridurre il debito, è il principale problema di Italia e Belgio”.
Questo, populismi a parte, perché secondo Moscovici “questa commissione non vuole sanzionare. Le sanzioni sono sempre un fallimento. Lo sarebbe per le regole perché dimostra che non funzionano, lo sarebbe per un Paese”. Il segnale, sostiene il commissario, “sarebbe stato un disastro su Spagna e Portogallo, avrebbe indicato un fallimento, che non stiamo costruendo fiducia”. Moscovici si è quindi detto orgoglioso di non aver punito Spagna e Portogallo. “Non crediamo che le sanzioni vadano evitate se sono evitabili ma devono essere evitate se possiamo fare meglio”, ha aggiunto, Moscovici sostenendo che sanzionare è meglio avviare un dialogo e cercare un compromesso. Parole come il miele per il tandem Renzi – Padoan che si appresta a chiedere a Bruxelles nuovi spazi di bilancio nel Draft budgetary plan, il documento programmatico utilizzato da Bruxelles per esprimere il suo giudizio sulla manovra. Considerando le varie posizioni all’interno della Commissione, l’apertura non potrà probabilmente essere assoluta, ma l’Italia potrebbe godere di qualche decimale in più rispetto al 2,0% di deficit inserito nelle tabelle della Nota di aggiornamento al Def. Un compromesso che sembra ormai alle porte anche per le banche proprio mentre in Borsa il Monte dei Paschi, che dovrà presto chiedere 5 miliardi al mercato, continua a perdere valore: dopo l’ennesimo tonfo di giovedì 6 ottobre, il valore di mercato dell’istituto di credito senese di cui il Tesoro è il primo azionista, è scivolato sotto il mezzo miliardo, a circa 492 milioni di euro.