Presentato il rapporto della Fondazione Migrantes. La fascia tra i 18 e i 34 anni è la più rappresentata: 36,7%. Germania e Regno Unito le mete preferite, poi Svizzera e Francia. Nel complesso resta maggioritaria l'emigrazione meridionale, ma cresce quella dal Nord: Lombardia e Veneto sono le regioni che registrano il maggior numero di partenze. In dieci anni, i connazionali residenti in Paesi stranieri sono passati da 3 a 4,8 milioni: un incremento che sfiora il 55%. Mattarella: "Abbandonare il Paese è talvolta più un segno di impoverimento che non una libera scelta"
Sono 107.529 gli italiani espatriati nel 2015. Rispetto all’anno precedente a iscriversi all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono state 6.232 persone in più: un incremento del 6,2%. A lasciare il Paese soprattutto i giovani: i connazionali tra i 18 e i 34 anni che negli ultimi 12 mesi hanno fatto le valigie sono stati 39.410, il 36,7% del totale. Lo rileva il rapporto “Italiani nel mondo 2016” presentato oggi a Roma dalla Fondazione Migrantes. Il documento è stato immediatamente commentato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha sottolineato come talvolta la scelta di abbandonare il Paese d’origine rappresenti “un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze”.
Le destinazioni predilette – Dallo studio emerge che la meta preferita è stata la Germania, dove sono approdati 16.568 italiani. Subito dopo, con un minimo scarto, il Regno Unito, che ha accolto 16.503 italiani nel 2015. Più distaccate, la Svizzera (11.441) e la Francia (10.728). Relativamente basso, nel complesso, il numero di chi abbandona il Vecchio Continente: il 69,2% di coloro che hanno fatto le valige (quasi 75 mila persone) si è trasferito in un Paese europeo. In calo le partenze per l’America meridionale (-14,9% in un anno), mentre rimangono stabili quelle per l’America centro-settentrionale; 352 connazionali hanno scelto le altre aree continentali.
Vanno via soprattutto i giovani – La fascia tra i 18 e i 34 anni, quella dei Millennianls, è la più rappresentata tra gli espatriati (36,7%). I giovani hanno una mobilità “in itinere” che – osserva il rapporto – “può modificarsi continuamente perché non si basa su un progetto migratorio già determinato ma su continue e sempre nuove opportunità incontrate”. Seguono i 35-49enni, che rappresentano il 25,8% del totale. I minori sono il 20,7%, di cui 13.807 mila hanno meno di 10 anni, mentre il 6,2% ha più di 65 anni (di questi 637 hanno più di 85 anni e 1.999 sono tra i 75 e gli 84 anni). Quest’ultima è l’unica categoria che vede diminuire, tra il 2014 e il 2015, il numero degli espatriati (da 7.205 a 6.572); tutte le classi di età hanno registrato un aumento delle partenze. A lasciare l’Italia soprattutto uomini e persone non sposate: i maschi partiti sono oltre 60 mila (56,1%), i celibi e le nubili il 60,2%.
Aumenta l’emigrazione dal Nord – “Pur restando indiscutibilmente primaria l’origine meridionale dei flussi – si legge nel rapporto – si sta progressivamente assistendo a un abbassamento dei valori percentuali del Sud a favore di quelli del Nord del Paese”. La Lombardia, con 20.088 partenze, è la prima regione in valore assoluto per numero di espatri, seguita dal Veneto (10.374). Scende al terzo posto la Sicilia (9.823), che era seconda nel 2014. Al quarto posto il Lazio (8.436) e ancora Piemonte (8.199) ed Emilia Romagna (7.644).
La crescita sul lungo periodo – Nel complesso, gli italiani residenti all’estero al primo gennaio 2016 sono più di 4,8 milioni (4.811.163), con una crescita del 3,7% rispetto l’anno precedente (+174.516 unità). Dal 2006 al 2016 la mobilità italiana è aumentata del 54,9%: dieci anni fa i connazionali residenti in terra straniera erano poco più di 3 milioni. Il Paese europeo che ha fatto registrare, nello stesso periodo, le variazioni più significative è però la Spagna, dove nell’ultimo decennio l’incremento è stato del 155,2%.
Le parole di Mattarella – “Il nostro Paese ha una storia antica di emigrazione. Una storia di sofferenze e di speranze. Una storia di riscatto sociale, di straordinarie affermazioni personali e collettive, ma anche di marginalità patite e di lacerazioni”. Sono le parole scritte dal Capo dello Stato in un messaggio inviato a monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes. “Oggi il fenomeno degli italiani migranti – prosegue Mattarella – ha caratteristiche e motivazioni diverse rispetto al passato. Riguarda fasce d’età e categorie sociali differenti. I flussi tuttavia non si sono fermati e, talvolta, rappresentano un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze”. Il messaggio di Mattarella si chiude con un auspicio: “Il quadro che emerge dal lavoro dei ricercatori, presentato oggi, è di grande interesse e, mentre ci guida, senza pregiudizi, nell’esame del fenomeno, ci spinge a cercare soluzioni che consentano di trarre giovamento dai flussi migratori, eliminando i rischi”