Soul contemporaneo, hip-hop, elettronica morbida, torbida e ipnagogica; un voyage sul crinale di sempre nuove soglie al termine di una notte iridescente e di dormiveglia. Black ma white: è uscito il primo album sulla lunga distanza di una ventiquattrenne pescarese che si fa chiamare Kayla, “Luna Nuova”. Ed è davvero un bell’ascoltare: il disco c’è, il progetto pure, voce e testi si attestano su livelli già maturi e guardare oltre Oceano col binocolo elettronico dell’Adriatico non è mai sembrato così easy. Nuove Rihanne all’italiana crescono. E abitano in provincia.
È il primo lavoro ufficialmente cantato in italiano, questo di Kayla, supportata dal suo collettivo artistico, la Stay Quiet Crew. In “Luna Nuova” troviamo nove tracce e ben otto diversi produttori (tra i quali nomi già noti come Lekter, 24SVN e Robert Ner); otto stili differenti uniti dal filo rosso che è la voce, a metà strada tra l’R&B, il rap melodico e il trill wave. Il sentimento di fondo resta di matrice introspettiva e post-esistenzialista; ma questa volta filtra, qua e là, un nuovo sguardo, bagnato di filamenti di luce.
Il disco ci racconta di un viaggio da una fase lunare all’altra, dalla notte fonda all’alba. Della ciclicità della morte e della rinascita. Dell’indispensabilità di uno stadio – di luna, di vita – dentro cui alloggia soltanto il buio.
Kayla, classe ’92, canta da sempre e scrive i testi delle sue canzoni. Il suo primo EP è stato “K”, tutto in inglese, in collaborazione con Karas. Se volete scoprirla, eccovi qualche coordinata. Io ve la consiglio.