“Le dichiarazioni di Roberto Benigni? Non mi hanno stupito, perché me le immaginavo. Ma mi hanno ferito profondamente, le ho trovate molto gravi. Ma non perché Benigni vota SI’ al referendum, bensì perché il SI’ arriva da Benigni”. Così il giornalista de Il Fatto Quotidiano, Andrea Scanzi, commenta a Otto e Mezzo (La7) l’endorsement recente dell’attore toscano. “Come Dario Fo – spiega Scanzi – io credo che, quando sei un artista che ha fatto del dileggio del potere la tua cifra, nel momento in cui diventi governativo c’è qualcosa che non torna. L’artista deve essere sempre un pungolo nei confronti della società. Se stai dalla parte del più forte, c’è qualcosa che non va. Capisco che si possa nascere incendiari e finire pompieri, ma secondo me Benigni sta un po’ esagerando”. E aggiunge: “C’è una parabola bizzarra nel suo percorso: prima definisce la Costituzione “la più bella del mondo”, poi dice di votare SI’, poi dichiara che, tutto sommato, voterebbe NO. Un mese dopo, guarda caso, torna in Rai, viene ritrasmessa “La Costituzione più bella del mondo”, fa 6 minuti, lo pagano 200mila euro e improvvisamente decide di votare SI’”. Il giornalista sottolinea: “Mi dà anche molto fastidio il fatto che Benigni purtroppo incarna quel tipo di intellettuale italiano di sinistra che, fin quando certe cose sono fatte dal centrodestra o da Berlusconi, si indigna e bastona. Quando la stessa cosa viene fatta da uno che ha la scritta Pd sulla maglietta, improvvisamente diventa bella. Mi chiedo se il ponte sullo Stretto lo avesse annunciato due giorni fa Salvini, il Benigni vecchio stampo cosa avrebbe detto? Lo fa il suo amico Matteo Renzi e va tutto bene. Io mi permetto di dire che preferivo Benigni quando era incendiario”