Il maresciallo indagato per falsa testimonianza con l'accusa di aver coperto "il pestaggio del ragazzo perpetrato dai colleghi" ha scritto su Facebook poco dopo il deposito della perizia dei consulenti del gip in cui si dice che è "non è possibile formulare certezze sulla causa di morte" e che l'ipotesi più attendibile è la crisi epilettica. La sorella del ragazzo morto nel 2009: "Facciamo un confronto pubblico io e lei? Facciamolo in un luogo dove possono esserci tutti i suoi amici che le danno solidarietà. E io vengo da sola"
“Grazie, grazie, grazie per i vostri messaggi di solidarietà. L’Arma è pulita, come è sempre stata”. Dopo il deposito della perizia dei consulenti nominati dal gip dell’inchiesta bis sulla morte di Stefano Cucchi che vede coinvolti i carabinieri, a esultare su Facebook è stato Roberto Mandolini. Il maresciallo è indagato per falsa testimonianza con l’accusa di aver mentito ai pm per coprire “il pestaggio perpetrato da tre colleghi nei confronti del ragazzo” e nei mesi scorsi, come rivelato dal Fatto Quotidiano, è stato promosso a maresciallo capo. Il suo post è stato condiviso da Ilaria Cucchi con il messaggio: “Maresciallo Mandolini premier.
Facciamo un confronto pubblico io e lei? Facciamolo in un luogo dove possono esserci tutti i suoi amici che le danno solidarietà. E io vengo da sola”.
Mandolini nelle ore successive alla diffusione del documento, in cui si specifica che “non è possibile formulare certezze sulla causa di morte”, ma che il decesso improvviso per crisi epilettica è “l’ipotesi più attendibile”, ha scritto su Facebook la sua soddisfazione: “Ho quasi 10.218 messaggi di auguri”, si legge nel post, “vicinanza e solidarietà da leggere e rispondere arrivati sino ad oggi da cittadini di tutta Italia. Il vostro affetto, la vostra stima mi onorano e mi lusingano. Io ho fatto solo il mio dovere, come lo fa ogni singolo carabiniere. L’Arma dei carabinieri è pulita e lo è sempre stata. Risponderò a tutti, datemi una settimana di tempo. Sempre a testa alta”.