I guai giudiziari non finiscono mai per Fabrizio Corona. Nella costellazione di indagini e sentenze che riguardano l’ex re dei paparazzi arriva anche un provvedimento della sezione misure di prevenzione del tribunale di Milano. I giudici hanno disposto un sequestro del valore di 1,7 milioni di euro per un ipotizzato giro di soldi in nero. Nel provvedimento, riporta l’Ansa, ci sarebbe anche un riferimento anche alla “pericolosità sociale” di Corona.
Eppure solo il 27 settembre scorso il gip di Milano Ambrogio Moccia aveva stabilito che Corona non doveva tornare in carcere e, invece, poteva continuare a scontare il cumulo di pene residuo, poco più di 5 anni, in affidamento in prova ai servizi sociali. Il giudice gli ha ha riconosciuto la continuazione tra i reati di estorsione, tentata estorsione e bancarotta per i quali è stato condannato in via definitiva. Continuazione concessa anche perché la sua “condizione di tossicodipendenza” ha “contribuito a causare” tutte quelle “condotte delittuose”. “Ero preoccupato perché avevo paura di finire di nuovo in cella ed ora mi sono tolto un grande peso”, aveva detto l’ex ai suoi legali dopo essere stato informato, stamani, della decisione del gip. Nel suo percorso di riabilitazione, però, Corona dovrà ora rigare dritto se non vorrà rischiare un’altra volta di rientrare dietro le sbarre. Il 21 settembre scorso al giudice l’ex agente aveva detto di essere cambiato.
Lo scorso luglio Corona era stato ammonito dal giudice del Tribunale di Sorveglianza Giovanna De Rosa per una vacanza a Capri non autorizzata, con tanto di foto hot su uno yacht pubblicate su riviste di gossip. Tanto che lo stesso giudice ha stabilito una restrizione sulle prescrizioni dell’affidamento, compreso il divieto di allontanarsi dalla Lombardia. Oggi invece è arrivato il provvedimento del Tribunale.
Corona è stato condannato per estorsione nei confronti dell’ex bomber della Juventus, David Trezeguet, per tentata estorsione per la vicenda dei cosiddetti fotoricatti, per il crac della sua agenzia fotografica e per aver corrotto una guardia penitenziaria per fare entrare in carcere una macchina fotografica, quando era stato arrestato nell’inchiesta Vallettopoli. Nel 2014 era stato l’allora gip Enrico Manzi a portare il cumulo di condanne definitive a carico dell’ex agente fotografico da 13 anni e 2 mesi a 9 anni. Cosa che gli ha fatto ottenere la scarcerazione dopo due anni e mezzo di detenzione e l’affidamento in prova, che gli è stato concesso anche per il suo passato di tossicodipendente.
Il 27 ottobre 2015, poi, Corona, prima affidato alla comunità di Don Mazzi, è potuto tornare a vivere nella sua casa a Milano perché ha ottenuto l’affidamento in prova “sul territorio”. Nel frattempo, la Procura ha impugnato la decisione del gip Manzi e dopo una serie di rimpalli tra Cassazione e Corte d’Appello, il caso è finito sul tavolo del gip Moccia per una nuova decisione. Il giudice, che ha accolto la richiesta del pm Paola Biondolillo, ha stabilito un aumento sul cumulo pene di soli 8 mesi, perché ha riconosciuto la continuazione tra tre reati non concedendola soltanto per la corruzione. E ciò ha portato il residuo pena a 5 anni e 1 mese e sotto la soglia dei 6 anni che, se superata, lo avrebbe fatto tornare in carcere.