Un maglioncino con lo scotch tenuto sospeso tra il muro e il paravento, e i corpi dei familiari per tutelare gli ultimi istanti di una vita al suo termine. È stata questa l’unica forma di privacy concessa per morire a un malato terminale, dopo 56 ore di agonia all’interno dell’ospedale romano, il San Camillo. Avere diritto ad una morte dignitosa anche nella Capitale d’Italia è ciò che Patrizio Cairoli, giornalista di Askanews, figlio dell’uomo stroncato da un tumore, ha reclamato anche a Piazza Pulita (La7), dopo aver inviato una lettera al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, la quale si è detta “molto colpita” della missiva “perché ci sono dei punti molto gravi”