“Milano, 29 settembre 2016. Tento di prenotare una visita di gastroenterologia al numero verde della Regione Lombardia. Risultato: all’ospedale Sacco non ricevono neppure le prenotazioni. Tutto esaurito, a Niguarda la prima data disponibile è a fine agosto 2017, un anno di attesa; al San Carlo prima data disponibile fine gennaio 2017, 4 mesi di attesa. Negli ospedali privati convenzionati come il San Carlo di Paderno Dugnano ora hanno adottato tre tipologie di prenotazione: convenzionata con 4 mesi di attesa, privata agevolata con una settimana di attesa ed un costo di 5 euro oltre al ticket, privata con pochi giorni di attesa e un costo doppio della privata agevolata. Ormai siamo alla completa privatizzazione del servizio. E’scandaloso, ma per che cosa paghiamo i contributi noi?”, così mi scrive Laura.
“Ho chiamato il 29 settembre il Cup, il centro unico di prenotazione della Regione Lombardia, per una visita endocrinologica di controllo alla tiroide, prima data disponibile il 19 aprile 2017, se volevo fare la visita con la stessa dottoressa che mi aveva fatto la prima visita avrei dovuto aspettare fino a settembre 2017, un anno. Ho chiesto per un controllo oculistico pediatrico, quindi una seconda visita, per mio figlio di 5 anni e me lo hanno dato per il 28 marzo 2017, dopo 6 mesi” mi racconta Teresa, una donna milanese di 52 anni.
Dalla mia esperienza diretta di medico mi giungono, purtroppo altre conferme. Ho provato direttamente a prenotare al Cup lombardo delle visite per dei pazienti: il 19 settembre ho chiesto un’ecografia per l’addome con una ricetta contrassegnata da “B” che significa che tale esame deve essere fissato entro 10 giorni, mi hanno risposto che non c’era posto fino a gennaio. Il 21 settembre ho chiamato un ente privato ma convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale per un altro paziente che necessitava di un’ecografia ai testicoli: mi hanno risposto che non c’era posto fino a gennaio e di fronte alla mia insistenza l’impiegata del call center mi ha risposto “ma ormai siamo a fine anno, cosa pretende?”. Il 26 settembre ho voluto fare un’ultima prova e ho chiamato per un altro paziente il Cup per richiedere una visita urologica con uroflussometria, mi hanno proposto il 3 agosto 2017.
Le telefonate e i messaggi che giungono alla trasmissione “37e2”, che affronta i temi della salute e della disabilità e che conduco tutti i giovedì mattina su Radio Popolare, aggiungono ogni settimana testimonianze simili.
Un’altra alternativa è quella di provare a chiamare direttamente, uno per uno i call center delle decine di strutture private convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale e vedere se si trova un buco in tempi ragionevoli, ovviamente il paziente deve essere veramente “paziente”. Infatti dovrà fare una grande quantità di telefonate, passare ore ad attendere ai centralini telefonici ascoltando la voce registrata del call center che annuncia che il primo operatore disponibile risponderà e dovrà prepararsi a girare da un centro medico all’altro perché se sarà fortunato e troverà posto avrà: una visita in un ospedale, l’eco in un altro, la tac in un terzo, l’altra ecografia in un quarto e poi stremato in un quinto centro medico gli verrà fissata la seconda visita dove un altro specialista, che non l’ha mai visto prima, potrà valutare gli esami raccolti attraverso la caccia al tesoro tra le strutture sanitarie sparse per Milano e provincia; esami richiesti da un suo collega che ha fatto la prima visita ma che non è ricontattabile per i prossimi 12 mesi.
Ovviamente, se si è disposti a pagare, tutto si risolve e per la visita o l’esame diagnostico si trova spazio in pochi giorni nelle stesse strutture che prima ti avevano rinviato di mesi o addirittura di un anno.
Le strutture sanitarie private convenzionate con il Ssn si rifiutano di accettare che anche le loro prenotazioni siano gestite dal Cup regionale, dovrebbero mettere a disposizione i propri calendari e la Regione potrebbe esercitare qualche forma di controllo. Ma la Regione stessa non pare particolarmente interessata ad una simile soluzione: l’intreccio tra sanità privata e cordate politiche non è un segreto e ogni anno inchieste della magistratura ne rendono più espliciti i contorni.
L’articolo 32 della nostra Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività…” ma per renderlo inefficace, obsoleto direbbe qualcuno, non è stato necessario nemmeno un referendum…