Penso che quando si parla di solidarietà, al di là di un facile buonismo (spesso di facciata), bisognerebbe evidenziare una semplice questione. Qualsiasi esistenza, anche quelle accompagnate dal dono (o dall’abbaglio, dipende dai punti di vista) della fede, si scontra con il non senso, con la sfiancante sensazione di “pestare acqua nel mortaio”. Sia per chi si affanna in guai concreti (mancanza di lavoro, che per i giovani è una vera piaga sociale; mancanza di sicurezze economiche, che per i vecchi è un insostenibile fardello); sia per chi si affanna a conservare posizioni acquisite (che con una recessione permanente sono sempre meno “acquisite”…). Così, solo distraendoci dalla commedia dei nostri guai (magari occupandoci della tragedia dei guai altrui) possiamo mettere in moto quelle energie (positive) indispensabili per andare avanti.
Come sempre, anche nei massimi sistemi, servono esempi minimi, spesso personali. Ero stata in dubbio se accettare di partecipare a un convegno promosso dalla Onlus “I Fiori del Bene”, dal momento che si svolgeva a Pescara (non proprio dietro l’angolo, per chi abita a Milano). Invece, ho dato credito alla mia voce interiore, quella che da qualche anno mi ha portato a scoprire la forza del “gratuito” (cioè delle cose fatte per il piacere di farle, ascoltando la musica del caso). E ho avuto ragione: dal momento che si parlava del mondo che verrà e di futuro sostenibile, ho potuto ascoltare il parere di scienziati, imprenditori e medici.
E sul tema ecologia, ho potuto ammirare la “variante femminile” (in verità questo era il titolo del mio intervento) di Grazia Francescato, che ha saputo spiegare quanto l’esigenza di “punti luce interiori” porti poi al desiderio e alla conseguente capacità di rispettare il pianeta. Una donna che si occupa (anche) di politica nel senso più nobile del termine (e che infatti ha rinunciato alla pensione da parlamentare).
Forse alcuni conoscono il mio impegno per Oxfam, di cui sono ambasciatrice, ma il mio sogno è quello di creare una vera e propria rete tra le varie associazioni di volontariato, una specie di network dei buoni propositi trasformati in progetti… Immagino già che questo post scatenerà i commenti dei praticanti del “cattivismo” di professione, quelli che in nome del loro acuto spirito critico (o criticone) si fanno beffe in ugual misura di discutibili iniziative di charity e di indispensabili missioni umanitarie, di persone che del bene fanno un’operazione di marketing e di persone in buona fede, che si spendono per gli altri in totale onestà.
Lo immagino e non mi importa: Francesca Candeloro, che ha fondato la Onlus i Fiori del bene, ha perso un figlio amatissimo e poteva arrendersi al dolore e al non senso. Invece ha deciso di offrire il suo amore e il suo impegno ai bambini più poveri dell’Etiopia. Così tutti noi possiamo decidere o meno di fare un gesto che illumini con la generosità l’oscurità delle nostre esistenze.