Scienza

Medicine alternative, quando le pseudocure sono dannose

La medicina alternativa è stata appena citata sul prestigioso British Medical Journal Case Reports. I dottori Catriona Boyd e Abdul Moodambail, da Londra, hanno riportato la vicenda di un bambino autistico di 4 anni ricoverato con sintomi gravi e con un livello di calcio molto alto correlabile a tutta una serie di condizioni molto serie, tra cui ad esempio un tumore maligno.

Nonostante una serie di esami specialistici, i medici non sono però riusciti inizialmente a trovare la causa di tale condizione. Solo dopo qualche giorno, i genitori hanno spiegato che il bimbo era in cura da un naturopata, il quale gli aveva prescritto tutta una serie di integratori alimentari a base di calcio e vitamina D tra cui il latte di cammella. I genitori sono stati devastati nell’apprendere che una loro azione in buona fede potesse aver causato tanta sofferenza al proprio figlio. Il caso è stato segnalato anche alle autorità giudiziarie. Per fortuna, con una terapia adeguata la situazione si è risolta e dopo circa due settimane di degenza il bimbo è stato dimesso con livelli di calcio nella norma.

Questo articolo scientifico è interessante perché illustra quali possono essere i danni diretti delle “medicine alternative”. Le terapie non validate scientificamente sono sempre pericolose, poiché se impiegate al posto delle cure convenzionali, possono aggravare una condizione inizialmente non seria ritardando il ricorso alle terapie efficaci. Tuttavia, questo studio dimostra non sono trascurabili neppure i danni diretti. Uno studio australiano ha analizzato 39 casi in cui bambini sono stati sottoposti alle cosiddette “medicine alternative” e riportato eventi avversi seri, tra cui la morte di quattro pazienti a causa della sospensione delle terapie efficaci.

Secondo un altro studio su 112 bambini con autismo, (condizione per la quale non c’è una terapia farmacologica curativa) una percentuale davvero elevata, addirittura fino al 74%, sono stati sottoposti a terapie alternative.

Spesso chi propaganda la medicina alternativa sfrutta una fallacia logica: se tante persone la utilizzano, deve essere necessariamente efficace. La stessa Vanna Marchi ha affermato più o meno la stessa cosa in un’intervista a Maurizio Costanzo: “Se vendevo così tanto [della crema “scioglipancia”]… evidentemente funzionava!”

Il fatto che così tanti genitori di bambini autistici abbiano provato le “terapie alternative” è piuttosto indice che chi le vende (perché, sia ben chiaro, queste cose si pagano eccome) non ha alcuno scrupolo di coscienza, e sfrutta il senso di impotenza dei genitori, il quali ricorrendovi sperano di “agire in qualche modo”. Un’altra idea errata è che qualcosa di naturale non sia dannoso. Un interessante libro di Silvano Fuso, (Naturale = buono?) demolisce questo pregiudizio.

Le sostanze naturali sono sostanze chimiche come le altre, con effetti benefici e effetti collaterali. L’equazione “naturale=buono” è quindi altrettanto errata quanto affermare che le bionde siano tutte stupide o che tutti gli immigrati rubino, unendo due categorie non collegate. Lo studio delle sostanze naturali è scienza a tutti gli effetti, e non c’è alcuna preclusione a impiegare molecole di origine naturali come farmaci, ad esempio come il tassolo che è un chemioterapico efficace.

Inoltre, non è affatto detto che l’estratto di una pianta sia preferibile ai suoi componenti. Anzi: spesso è vero proprio il contrario. Circa un anno fa avevamo parlato del premio Nobel per la Medicina Youyou Tu. Questa ricercatrice purificando l’estratto di una pianta della medicina tradizionale cinese, l’artemisia annua, ha ottenuto in forma pura l’artemisina, un importante farmaco antimalarici, salvando milioni di vite umane.

Il tè ottenuto dalla pianta aveva significativi effetti collaterali e scarsa efficacia. E che dire della semplice aspirina? Le proprietà dell’acido salicilico come antiinfiammatorio erano note da tempo, ma è stato solo grazie agli scienziati della Bayer che se ne è potuto ottenere il suo derivato completamente di sintesi, l’acido aceti salicilico, il quale presenta effetti collaterali di gran lunga inferiori all’estratto della sostanza naturale.

La vicenda del bimbo inglese è terminata bene. Altre situazioni in cui sono state coinvolte pseudoterapie spacciate per “cure naturali” purtroppo no. Se le persone adulte hanno la piena libertà di scegliere la terapia che desiderano, è discutibile che i bambini debbano subire i danni della disinformazione dei genitori. Come proteggersi allora da quello che Ricciardi, il presidente dell’istituto superiore di sanità ha definito “marketing sanitario”?

Le pseudocure non sono solo costose e inutili (qui un bellissimo post scritto da Salvo Di Grazia per spiegare perché molte persone pensano erroneamente che siano invece efficaci), fonte non solo di danni indiretti, e come dimostrato in questo caso, possono mettere in situazioni in cui un genitore non vorrebbe mai trovarsi. I mezzi d’informazione e soprattutto le istituzioni devono fornire una corretta informazione a tutti i livelli, perché non c’è libertà di scelta senza consapevolezza.