Il presunto accordo di Deutsche Bank con le autorità Usa sull’ammontare della maxi multa per i comportamenti scorretti nella vendita di obbligazioni legate ai mutui subprime è tutt’altro che a portata di mano. A scriverlo è l’edizione domenicale della Bild, secondo cui il numero uno del disastrato primo gruppo bancario tedesco John Cryan non ha trovato l’intesa con il Dipartimento di Giustizia Usa. Che per chiudere l’indagine sui subprime ha chiesto 14 miliardi di dollari facendo crollare il titolo ai minimi storici. L’istituto ha infatti accantonato per la causa solo 5,5 miliardi. Il 30 settembre erano circolate indiscrezioni in base alle quali la multa sarebbe stata ridotta a una cifra vicina a quel valore. Ma il viaggio di Cryan oltreoceano non ha evidentemente portato i frutti sperati.
L’istituto, secondo la Bild, sta ora pensando di chiedere i danni agli ex amministratori delegati Anshu Jain e Josef Ackermann, mentre i bonus a loro spettanti sarebbero già in via di congelamento. Intanto la stampa tedesca ha ventilato la possibilità di una ricapitalizzazione ad hoc della banca da parte di grandi gruppi industriali tedeschi. Secondo Handelsblatt, alcune grandi aziende che fanno parte dell’indice dei 30 titoli a maggiore capitalizzazione del listino di Francoforte “stanno valutando se sia possibile l’acquisto di azioni” qualora “avesse bisogno di capitale fresco”. Cosa che stando si banchieri europei interpellati dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung avverrà “nei prossimi sei-nove mesi”: anche se ottenesse uno sconto a 5,4 miliardi di dollari, la cifra esaurirebbe quasi totalmente gli accantonamenti per rischi legali. E la banca deve fare i conti con circa 7.800 contenziosi.