Bergoglio aveva promesso un concistoro sempre meno "eurocentrico" e ha mantenuto la parola. Tra i nuovi porporati anche due italiani, uno è il nunzio in Siria. La storia di don Ernest, il prete albanese che scampò due volte alle esecuzioni capitali del dittatore Enver Hoxha
L’aveva detto: “Si deve pensare di fare un equilibrio. A me piace che si veda, nel collegio cardinalizio, l’universalità della Chiesa: non soltanto il centro, per dire, europeo, ma dappertutto. I cinque continenti, se si può”. E Papa Francesco ha mantenuto la promessa: a sorpresa ha annunciato che creerà 17 nuovi cardinali, 4 dei quali non elettori nel senso che non voterebbero in un eventuale conclave. Cinque nuovi porporati sono europei, 4 dell’America settentrionale, due di quella del Sud, tre africani, due asiatici e uno dell’Oceania. Due sono italiani, uno elettore e uno no: si tratta di Mario Zenari (nunzio apostolico in Siria da 8 anni) e Renato Corti, arcivescovo emerito di Novara. L’annuncio del pontefice è stato una sorpresa perché solo domenica scorsa, in volo al ritorno da Baku, Papa Bergoglio aveva spiegato che per i nuovi cardinali doveva ancora studiare la lista e decidere la data e per la data era parso più orientato alla fine dell’anno o addirittura l’inizio del prossimo. Invece Francesco ha preferito accelerare pur di coronare il giubileo della misericordia con una Chiesa sempre più aperta, meno romano-centrica, più di frontiera, realmente universale, capace di integrare e di individuare in ogni altro un fratello.
Nel collegio 79 Paesi, i cardinali elettori diventano 121
Con le nuove nomine avranno un cardinale sette nazioni che non lo avevano mai avuto, e di queste 4 – Repubblica Centrafricana, Bangladesh, Isole Mauritius e Papua Nuova Guinea – avranno un cardinale elettore, e tre – Malaysia, Lesotho e Albania – avranno un non elettore. Nel collegio cardinalizio saranno quindi rappresentati 79 Paesi, 59 dei quali con cardinale elettore. L’Europa avrà 112 porporati, di cui 54 elettori; l’America settentrionale 27, di cui 17 elettori; l’America centrale 8, di cui 4 elettori; l’America meridionale 27, di cui 13 elettori; l’Africa 24, di cui 15 elettori; l’Asia 24, di cui 14 elettori; l’Oceania sei, di cui due elettori. In totale i porporati saranno 228, di cui 121 elettori. Le percentuali numeriche, restano sempre a favore del “centro”, ma le nuove chiese avanzano, avranno un cardinale sempre più nazioni che non ne hanno mai avuto uno, è definitivamente cancellato il meccanismo delle sedi ritenute “tradizionalmente cardinalizie”, in auge soprattutto in Italia e in Europa, meccanismo che ha più di una volta indotto a carrierismi.
Don Ernest, che scampò due volte alle esecuzioni di Hoxha
Nel 1948, nel pieno delle persecuzioni messe in atto dal regime comunista di Hoxha, anche il convento dei francescani venne saccheggiato e trasformato in luogo di tortura per i prigionieri. I frati vennero tutti fucilati e i novizi espulsi. Simoni aveva vent’anni e fu quindi inviato dal regime a insegnare in uno sperduto villaggio sulle montagne e qui il suo lavoro di maestro divenne anche e soprattutto un’opera missionaria ed evangelizzatrice. Dopo due anni di durissimo servizio militare (1953-55), concluse clandestinamente gli studi in teologia e il 7 aprile 1956 fu ordinato sacerdote a Scutari. In obbedienza al vescovo, si incardinò in diocesi, anche se nel cuore rimase profondamente francescano.
Il 24 dicembre 1963, dopo la Messa di Natale, fu arrestato e portato nel carcere di Scutari, in cella d’isolamento. Condannato a morte, la pena fu commutata in 25 anni di lavori forzati. In prigione divenne padre spirituale dei carcerati e loro punto di riferimento. Il 22 maggio 1973 venne nuovamente condannato a morte come presunto istigatore di una rivolta, ma per la testimonianza a suo favore dei carcerieri la condanna non fu eseguita. La sua permanenza in carcere e ai lavori forzati durò in tutto 18 anni, 12 dei quali in miniera. Dopo la liberazione nel 1981, fu comunque considerato “nemico del popolo” e obbligato a lavorare nelle fogne di Scutari. Esercitò il ministero del sacerdozio clandestinamente, fino alla caduta del regime nel 1990. Da allora ha continuato a servire come sacerdote, in tanti villaggi, prodigandosi a riconciliare molte persone in vendetta e a portare la sua testimonianza.
Da Brasilia a Bangui, chi sono i nuovi cardinali
Ecco dunque i 13 elettori e 4 ultraottantenni che riceveranno la berretta e l’anello nel concistoro del 19 novembre, secondo l’ordine dell’elenco letto da Papa Francesco: Mario Zenari, italiano, che il Papa ha annunciato resterà “nunzio nella martoriata Siria“; Dieudonne Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, nella Repubblica centrafricana, al fianco di Bergoglio quando lo scorso novembre proprio a Bangui ha aperto la prima porta santa del giubileo della misericordia; Carlo Osoro Sierra, arcivescovo di Madrid in Spagna; Sergio da Rocha, arcivescovo di Brasilia in Brasile; Blase Cupich, arcivescovo di Chicago negli Stati Uniti; Patrick D’Rozario, arcivescovo di Dhaka in Bangladesh, Baltazar Enrique Porras Cardozo, arcivescovo di Merida, in Venezuela, Jozef De Kesel, arcivescovo di Maline-Bruxelles, in Belgio; Maurice Piat, arcivescovo di Port Louis nelle Isole Mauritius; Kevin Farrell, prefetto del nuovo dicastero per i laici, famiglia e vita; Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla in Messico; John Ribat, arcivescovo di Port Moresby, in Papua Nuova Guinea; Joseph William Tobin, arcivescovo di Indianapolis negli Stati Uniti.
I quattro non elettori sono Anthony Soter Fernandez, arcivescovo emerito di Kuala Lumpur in Malaysia, Renato Corti, vescovo emerito di Novara, Sebastian Koto Khoarai, vescovo emerito di Mohalès Hoek, nel Lesotho e il reverendo Ernest Simoni, sacerdote dell’arcidiocesi di Shkodre-Pult (Scutari-Albania).