Ad un anno dal primo anniversario del dieselgate Volkswagen, le autorità tedesche danno il via ai test “a sorpresa” sui veicoli: una misura fortemente voluta dal ministro dei trasporti Alexander Dobrint e con cui la KBA – l’Ufficio federale tedesco dei trasporti – potrà verificare autonomamente, già dal prossimo autunno, i dati relativi alle emissioni inquinanti delle auto commercializzate mediante due dispositivi PEMS.

Questi ultimi, acronimo di “Portable Emission Measurement System” sono gli stessi con cui le autorità americane hanno smascherato la frode VW: trattasi di dispositivi portatili che si agganciano alla coda dell’autovettura e sono in grado di misurarne i livelli inquinanti durante la marcia, o meglio durante “le condizioni di guida reali”.

Il target è quello di mettere in evidenza più velocemente eventuali incongruenze fra i dati dichiarati dai costruttori – che presto saranno omologati con prove su strada vere e proprie e non più in laboratorio – ed intervenire con maggiore solerzia su chi non è a norma. Anche se c’è già chi in Germania bolla la misura come inutile, sostenendo che i controlli dovrebbero essere effettuati da un ente terzo e non dallo stesso che rilascia le omologazioni, la KBA appunto.

Ma le novità non finiscono qui, perché a Berlino starebbero anche pensando a una misura ben più clamorosa: il divieto assoluto di circolazione per auto con motori endotermici (benzina e diesel). Secondo il settimanale Spiegel, infatti, il Bundesrat (il Consiglio federale che riunisce tutti i Land) avrebbe inviato una lettera alla Commissione Europea caldeggiando questa soluzione. L’unica possibile, “se si vuole prendere sul serio l’accordo sul clima di Parigi“.

Nel frattempo in Italia il Ministro delle Infrastrutture Delrio ha depositato la prima relazione sulla parziale verifica dei livelli di emissioni di alcuni modelli: “Mediamente il comportamento dei veicoli in termini di emissioni di NOx durante le prove di laboratorio viene rispettato su pista”, sostiene il documento. Ovviamente si parla di vetture non equipaggiate con l’ormai noto defeat device. I test sono stati svolti su 15 vetture con motore Euro 5 (presto saranno testati altri modelli, anche di VW), la medesima classe di emissioni del propulsore EA 189 della Volkswagen al centro dello scandalo.

Va comunque sottolineato che “i veicoli provati sul ciclo di guida reale hanno mostrato elevate emissioni di NOx”, i pericolosi ossidi di azoto e le loro miscele, prodotti durante la combustione di carburante. Le verifiche sono state effettuate pressi l’Istituto motori del Cnr di Napoli e presso i laboratori FCA di Torino, sotto la supervisione dei funzionari della Motorizzazione.

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