Il commissario straordinario dovrà controfirmare tutti gli "atti di maggior rilevanza". Lo scorso 6 luglio undici persone erano state arrestate a Milano con l’accusa di associazione a delinquere per favorire Cosa Nostra: a loro, secondo la Procura, era riconducibile il consorzio di cooperative Dominus a cui Nolostand, controllata di Fiera, aveva affidato appalti per quattro padiglioni di Expo 2015. Il commercialista dalle 106 cariche che organizzava incontri con "soggetti legati alla criminalità organizzata"
Il 6 luglio la notizia di infiltrazioni mafiose tra gli appalti per quattro stand di Expo era stata accompagnata da 11 arresti per associazione a delinquere per favorire Cosa nostra e il commissariamento della società Nolostand, controllata di Fiera di Milano. Ma secondo la Dda di Milano quel provvedimento non è bastato perché nulla è stato fatto per evitare commistioni pericolose.
All’istanza dei pm dell’Antimafia, che iscritto nuovi personaggi nel registro degli indagati, ha risposto la sezione misure di Prevenzione del tribunale di Milano che ha disposto l’amministrazione giudiziaria del settore di Fiera Milano Spa proprio relativo agli allestimenti di stand fieristici e legato a Nolostand. I giudici, presieduti da Fabio Roia, avrebbero potuto accogliere la richiesta degli inquirenti di commissariare l’intera società che è quotata in Borsa, ma si sono limitati a un ramo d’azienda per evitare che la misura “assuma un carattere sanzionatorio o repressivo in contrasto con la finalità tipica di prevenzione e di (ri)costituzione di una imprenditorialità sana”.
Nulla è stato fatto per evitare infiltrazioni
E così, hanno disposto i magistrati, il commissario straordinario già nominato per Nolostand dovrà controfirmare tutti gli atti di spesa di di valore superiore a 10mila euro e “realizzare quei modelli aziendali idonei a prevenire infiltrazioni di illegalità come quelle accertate soprattutto nel settore dell’approvvigionamento”. Il Tribunale, del resto, “avrebbe potuto persino vagliare una estensione dell’amministrazione giudiziaria alla controllante Fiera Milano spa soltanto per il fatto di consentire alla controllata Nolostand di mettere a punto nuovi strumenti di vigilanza e prevenzione per perfezionare un sistema di controllo dei fornitori e degli appalti – scrivono i giudici nel provvedimento di 39 pagine – francamente deludente in punto di efficacia a meno di non ritenere che i vertici reali del comando gestionale siano sostanzialmente indifferenti a vicende come quelle che hanno interessato gli appalti concessi al consorzio Dominus e che, nel privato, la legalità aziendale costituisca soltanto una tematica di forma e non di sostanza”.
Attualmente, si legge nel provvedimento, Fiera Milano spa non risulta, “a seguito della misura che ha colpito una società da lei controllata”, ossia Nolostand, “avere attivato adeguati ed efficaci strumenti di prevenzione per evitare contaminazioni illegali”. Né Nolostand, già commissariata nei mesi scorsi, né “tantomeno” Fiera Milano spa hanno eliminato “quei fattori che hanno consentito la patologia imprenditoriale, lo sconfinamento nell’attività colposamente agevolatrice” e la “infiltrazione illecita” di soggetti come Giuseppe Nastasi e Liborio Pace, “gestori di fatto delle vicende economiche del consorzio Dominus” e finiti in carcere per una serie di reati e con l’aggravante di aver favorito la mafia.
Proprio Nastasi e Pace riescono a incontrare Corrado Peraboni, amministratore delegato di Fiera Milano dal 2015 dopo aver assunto l’incarico al posto del predecessore Enrico Pazzali. Dopo l’incontro Nastasi in un’intercettazione ambientale si dice “contentissimo” perché “sicuramente ci proroga il contratto fino al 2022″. I due commentano di “aver fatto bingo” nell’assicurarsi la prosecuzione dei rapporti del consorzio Dominus, che faceva capo allo stesso Nastasi, con Nolostand. E il consorzio Dominus ha ottenuto la maggior parte dei propri ricavi proprio dai lavori svolti per la controllata di Fiera.
Il commercialista dalle 106 cariche che organizzava incontri con “soggetti legati alla criminalità organizzata”
Dalle intercettazioni emergono anche i rapporti con Fiera Milano di Pietro Pilello, commercialista di Palmi “già emerso nell’ambito dell’indagine Infinito”, “in contatto con Cosimo Barranca, capo della “locale” di Milano, Giuseppe Neri, capo della “locale” di Pavia, e Chiriaco Carlo Antonio”, e il cui “ruolo di “procacciatore di voti” emerge nella sentenza del Tribunale di Milano datata 6 dicembre 2012 divenuta definitiva”. Pilello, che risulta aver ricoperto 106 cariche “in una galassia di società” tra cui Fiera Milano Exhibitions spa, Fiera Milano spa, Fiera Food sistem e Fiera Milano Tech. Secondo i magistrati era il “promotore di incontri tra i vertici di Fiera Milano e soggetti legati alla criminalità organizzata“. Era stato proprio Pilello ad attivarsi per fare incontrare Nastasi e Liborio con Peraboni. I due ne discutevano definendolo “lupo” e rivendicando: “Noi alla fine gli stiamo dando 5mila euro al mese, è anche interesse suo tenere là compà!” (…) “se ci mandano, compà…lui pure alza la “pennella” (…) “secondo me non ci fa mandare”, Cioè non li fa uscire da Fiera.
I pm: “Colpa o dolo Fiera ha agevolato Nastasi e Pace”
Per la Procura di Milano “un controllo fatto dalle strutture Fiera in modo burocratico senza alcun approfondimento, che denota una sorta di colpa d’organizzazione, colpa che potrebbe rasentare il dolo eventuale ove si mettesse in relazione tale vicenda con l’assegnazione del contratto consorzio Dominus nel 2013, come già ricostruita, dolo o colpa, quello che emerge è che è difficile negare una condotta di smaccata agevolazione nei confronti di Nastasi e Pace (anche) da parte di Fiera Milano spa. Alla luce di quanto sopra non può non destare meraviglia il fatto che in sede di esecuzione dei contratti con Expo Fiera e Nolostand si siano ‘dimenticate’ di trasmettere a Expo i dati del Consorzio Dominus e di Fair service soc. coop il che avrebbe poi consentito alla prefettura di svolgere i necessari controlli… Da precisare che se queste comunicazioni fossero state tempestive la Prefettura avrebbe certamente emesso la misura interdittiva, come esemplificato nella vicenda Fair srl interdetta con provvedimento prefettizio in data 12 luglio 2016″. E secondo i pm gli affari fatti attraverso Nolostand servivano anche per finanziare un clan a Pietraperzia (Enna). L’indagine “è importante” in quanto questa volta “segnala” in Lombardia non “le infiltrazioni di ‘ndrangheta, ma di Cosa Nostra”, aveva sottolineato Boccassini in conferenza stampa il giorno degli arresti, evidenziando come in particolare Nastasi avesse “legami con cosche importanti come gli esponenti della famiglia Accardo”. Nota per la sua “forte vicinanza” con la famiglia Messina Denaro di Castelvetrano.
“I cestini da 500/600 euro ai dirigenti di Fiera”
Ma non solo, agli atti dell’inchiesta penale ci sono nuovi indizi ancora al vaglio, “da valutarsi – scrive il Tribunale – essendo oggetto di approfondimento istruttorio, che confermano quel quadro di pericolosa opacità… nell’ambito della scelta dei fornitori da parte di Nolostand spa e Fiera Milano spa con specifico riferimento al settore di intervento della società controllata già oggetto di amministrazione giudiziaria”. Del resto dopo l’arresto, Nastasi ha raccontato ai Pm di cesti (il cui valore massimo deve essere di 50 euro) regalati ai dirigenti di Fiera: “… E i cesti erano 500/600 l’uno... Li ho dati (omissis)… ai dirigenti... a questa gente che sono i dirigenti di Fiera”. Dichiarazioni che non possono non far pensare, dopo la puntata di luglio, che la Finanza potrebbe bussare alla porta di altri per contestare quelle che sembrano a tutti gli effetti tangenti. Nella misura del 10%. Ieri gli uomini delle Fiamme gialle hanno notificato sei avvisi di garanzia per corruzione privata e associazione a delinquere.