Il nuovo sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, Forza Italia – si è tolto un “dente cariato” e ha fatto rimuovere dal balcone del Municipio lo striscione giallo di Ammesty che reclamava “Verità e giustizia” per Giulio Regeni. Striscioni analoghi sono stati esposti e si possono leggere in tante città italiane, amministrate da giunte di ogni colore.
Naturalmente si può liberamente decidere se, dove e quando mettere uno striscione, ma quanto è accaduto a Trieste non ha nulla di casuale: hanno voluto usare il nome di Giulio e la sua memoria per compiere un cinico atto di rivalsa contro l’amministrazione precedente di centrosinistra, che aveva esposto quello striscione e, soprattutto, contro quella rete di associazioni che, da sempre, si occupano dei diritti violati, dell’accoglienza, della tutela di ogni forma di differenza e diversità.
Giulio Regeni, e questo non piace ai censori, era uno di loro, ne condivideva i valori, e in quella città e nella sua Università aveva studiato, coltivato amicizie e ideali, promosso percorsi di solidarietà.
Lo striscione esposto a Trieste non era uno dei tanti, ma esprimeva un sentimento diffuso e condiviso, era un invito a non spegnere la luce, a non deporre la speranza di ottenere verità e giustizia per Giulio. Per questo quello striscione rimosso ha suscitato tanta indignazione a Trieste e non solo.
Le reazioni non sono mancate: il quotidiano Il Piccolo ha dedicato l’intera prima pagina allo striscione rimosso, la giunta regionale ha deciso di esporlo dal suo balcone, centinaia di cittadini lo hanno messo o rimesso sulle loro finestre o sui loro balconi.
Resta comunque la ferita per una scelta provocatoria, senza possibile giustificazione, etica ancor prima che politica. Del resto cosa aspettarsi da chi era già riuscito, ovviamente nascondendosi dietro motivazioni pretestuose, a negare Piazza Unità d’Italia, a chi voleva ricordare il triste giorno della promulgazione delle leggi razziali da parte del regime fascista?
Ora più che mai #veritaegiustiziapergiulioregeni.