All'istituto Montessori di Roma gli studenti sono usciti due ore prima: un gesto di solidarietà per Cristiano, bimbo disabile che sarebbe rimasto senza maestro di sostegno. "E' l'effetto del taglio degli assistenti educativi culturali della riforma - spiegano gli organizzatori -. La Buona scuola? E' questa, una comunità che ci sostiene". E l'iniziativa è diventata una protesta che ha coinvolto decine di persone, anche da altri quartieri
Se Cristiano deve uscire due ore prima da scuola perché non ha l’assistenza allora usciamo tutti. Detto fatto. Oggi la campanella alla “Montessori” di viale Adriatico a Roma è suonata prima non solo per il compagno disabile ma anche per gli altri bambini: un atto di solidarietà deciso dalle mamme e dai papà di questa scuola e di altre sei del Municipio III. Alle 14,20 sono rimasti in classe solo cinque alunni, gli altri hanno fatto “compagnia” a Cristiano e alla sua mamma manifestando davanti alla scuola con cartelli e slogan.
Una solidarietà partecipata che ha commosso i genitori del bambino disabile. In seicento, tra ragazzi e parenti insieme a tanti cittadini del quartiere, hanno fatto sentire la loro voce: “Quest’anno al rientro a scuola – spiega Luca Blasi, uno degli organizzatori – abbiamo avuto una brutta sorpresa. Le ore degli assistenti educativi culturali sono state drasticamente tagliate. Siamo arrivati al punto che hanno comunicato ai genitori di questi ragazzi di ritirarli due ore prima perché mancano queste figure e quindi non è possibile garantire le minime condizioni di sicurezza in classe. Questo è un problema di tutti noi e insieme lo dobbiamo risolvere”.
Un invito che non è caduto nel vuoto. Blasi insieme ad altri genitori hanno lanciato l’iniziativa su Facebook: hanno stampato dei volantini in tre lingue e quando a scuola sono finiti i permessi per l’uscita anticipata si sono messi a produrli autonomamente e a diffonderli all’ingresso dell’istituto.
“Oggi siamo usciti tutti insieme a Cristiano. Questa è la Buona Scuola, una comunità che si sostiene. Possiamo dire che l’adesione è stata al 100%. E’ arrivata tanta gente a portarci solidarietà, anche da altri quartieri. Persino qualche insegnante è sceso in strada con noi al termine delle lezioni. Speriamo che questa manifestazione simbolica apra un canale con il Comune e con il ministero dell’Istruzione per fare in modo che i casi in questi scuola si affrontino al più presto. Ai tagli sugli insegnanti di sostegno fatti dalla riforma si è cercato di rispondere con gli assistenti educativi culturali ma spesso le amministrazioni non hanno i soldi per pagarli. Nella nostra scuola sono 31 gli alunni che necessitano di un sostegno. A Cristiano in maniera informale è stato consigliato di uscire prima: i bambini, invece, hanno diritto a stare a scuola. Tutti.”.
Un appello lanciato da mamme e papà consapevoli: “La figura dell’assistente – hanno spiegato – è importante perché in quelle classi dove sono presenti alunni con esigenze particolari, garantiscono il delicato lavoro di accompagnare i ragazzi in un percorso di crescita collettiva limitando l’isolamento, stimolando la cooperazione. La loro presenza non è importante solo per gli alunni disabili ma per tutto il gruppo classe”. Intanto oggi i genitori hanno dato una bella lezione di civiltà: “Mia figlia è uscita. C’eravamo tutti. La nostra – spiega Valentina Corvino – è una scuola montessoriana e su questi concetti di cittadinanza partecipata le insegnanti ci credono. Cristiano ha fatto la scuola dell’infanzia con mia figlia, per noi è stato normale aderire a questa iniziativa perché siamo una grande famiglia. Sia chiaro: non è una battaglia contro il sindaco. La nostra scuola prevede il tempo pieno per tutti: uscire prima è fuori dalla filosofia stessa degli ideali del nostro istituto”.