Rischia l'espulsione dal Carroccio Maria Scardellato, da 4 mesi primo cittadino del comune trevigiano, rea di avere unito una coppia gay, "contravvenendo" al diktat leghista di lasciare ai funzionari comunali l'incombenza. Attaccata dai segretari regionali e provinciali lei si limita a dire: "Ho semplicemente fatto quel che avevo detto in campagna elettorale. Resto contro le adozioni gay"
Pazienza che la legge autorizzi i matrimoni gay. Se va applicata, che a celebrare il rito siano, in perfetto stile burocratico, i funzionari comunali. Ma mai un amministratore leghista, né tantomeno un sindaco eletto dal Carroccio che della battaglia contro le unioni omosessuali ha fatto una bandiera ideologica, un vessillo da sventolare nelle piazze, un argomento forte da giocare contro chi vuole innovare la tradizione. E’ questo il ragionamento che ha portato i responsabili veneti e trevigiani della Lega Nord a mettere di fatto alla porta Maria Scardellato detta Muli, cinquantaseienne primo cittadino di Oderzo, popoloso comune nella campagna trevigiana, una delle roccaforti leghiste.
Lunedì mattina il sindaco ha celebrato l’unione di Pasquale Nigro, acconciatore, e Andrea Sara, titolare di un B&B, che da più di dieci anni costituiscono una coppia. Apriti cielo. A stretto giro è arrivato l’anatema leghista. Molto autorevole, perché a parlare è il segretario regionale Gianantonio Da Re. “La Lega ha principi chiari e una linea precisa. In Veneto c’è un solo sindaco leghista che è andato contro la linea di partito. Poteva evitarlo”. A rincarare la dose ci ha pensato il segretario provinciale Dimitri Coin, prefigurando provvedimenti nei confronti del sindaco ribelle. “Maria Scardellato si pone fuori dal partito – ha dichiarato al Corriere del Veneto – Ci saranno delle ripercussioni, sicuramente, perché il partito è più importante del singolo sindaco”. La linea è quella di far firmare le unioni ai funzionari comunali, come accaduto di recente anche a Quinto di Treviso. “Così doveva fare anche il sindaco di Oderzo – ha aggiunto Coin – Le ho telefonato qualche giorno fa, era avvisata, ma non ha mutato posizione”. Cosa accadrà, verrà espulsa? “Tutto può succedere. Comodo prendere i voti con la Lega e poi non fare quello che l’elettore si aspetta. Se l’avessi saputo non le avrei dato il simbolo. Per me il caso è già chiuso, da adesso in poi farò riferimento al vicesindaco Michele Sarri”.
Una sconfesssione in piena regola. Da parte sua la sindaca si è chiusa nel silenzio. Ieri ha rifiutato ogni intervista, visto il clamore che la vicenda sta assumendo. Ma basta, come spiegazione, quello che ha dichiarato poco dopo il “matrimonio” in municipio. “La mia non è una presa di posizione contro la Lega Nord e vorrei che non fosse montato un caso dove proprio non c’è. Ho semplicemente tenuto fede a ciò che mi è stato chiesto in campagna elettorale. I cittadini mi avevano chiesto se avrei celebrato le unioni civili, sottolineo che non si tratta di nozze. E a quella domanda avevo risposto di sì. Per coerenza e per rispetto degli impegni presi ho celebrato questa unione”. E per non essere fraintesa ha aggiunto: “Questo è un contratto fra due adulti. Sono invece fermamente contraria alle adozioni da parte delle coppie omosessuali. Ed è questa la vera preoccupazione della Lega Nord”. Come consolazione, è arrivato l’apprezzamento di Andrea Sara, uno dei componenti della coppia regolarizzata. “Ha fatto il suo dovere. E’ una sindaca con le palle”.