Il dossier del servizio Bilancio sul ddl che prevede l'introduzione della prima misura nazionale di contrasto a indigenza e esclusione sociale, il "reddito di inclusione". La cifra potrà salire solo se saranno esclusi dal beneficio gli stranieri privi di un periodo minimo di residenza in Italia
Mentre le associazioni riunite nell’Alleanza contro la povertà chiedono al governo di non lasciare a metà la riforma delle misure per la lotta all’indigenza, i tecnici del servizio Bilancio del Senato rilevano che il reddito di inclusione previsto dal ddl all’esame del Senato porterebbe nelle tasche di chi ne ha bisogno, se va bene, 20 euro al mese. In pratica solo un quarto degli 80 euro mensili che costituiscono il Sostegno di inclusione attiva, misura “ponte” (in attesa della riforma) entrata in vigore da settembre. Ma la cifra potrebbe essere ancora più bassa, perché, si legge nel dossier sul disegno di legge, l’intervento “dovrà soddisfare il criterio di delega” per cui “soltanto una parte delle risorse sarà destinata al beneficio economico mentre un’altra parte dovrà finanziare i servizi alla persona, assicurati dalla rete dei servizi e degli interventi sociali”, mediante un progetto personalizzato.
Con il reddito di inclusione, la misura nazionale di contrasto alla povertà prevista dal ddl, “si otterrebbe un importo medio unitario del beneficio pari a circa 230 euro annui a regime (circa 20 euro mensili)”. Prendendo invece in considerazione i nuclei familiari, il beneficio “sarebbe pari a 660 euro annui”, quindi 55 euro al mese. Il calcolo è ottenuto dividendo le risorse messe a disposizione per la misura attraverso la legge di Stabilità 2016, pari a 1,03 miliardi per il 2017 e 1,05 nel 2018, per la platea dei possibili destinatari. Per l’individuazione di quest’ultima, il dossier prende in considerazione le stime dell’Istat, secondo cui sono 4,6 milioni i soggetti in stato di povertà assoluta, pari a 1,5 milioni di famiglie.
Ma il rischio, sottolinea ancora il dossier, è che l’entità dell’intervento sia ancora inferiore. Sarà maggiore solo nel caso in cui si riducesse la platea degli stranieri beneficiari, perché sprovvisti del periodo minimo di residenza nel nostro Paese. “Pur riconoscendo che anche nell’ambito dei poveri assoluti come individuati dall’Istituto nazionale di statistica siano ipotizzabili (ed individuabili) differenze in termini di necessità economiche per raggiungere la capacità di ottenere il paniere minimo indispensabile e sia quindi possibile una graduazione della misura si osserva che lo stanziamento complessivo, rispetto alle esigenze di natura finanziaria, pone la necessità di calibrare molto attentamente il quantum e la distribuzione per fasce di reddito Isee del beneficio (che sembra configurarsi a tutti gli effetti come oggetto di un diritto soggettivo), onde garantire il rispetto del limite di spesa“, si legge nel dossier. E ancora, i tecnici sottolineano che “sarà fondamentale l’attenta determinazione della platea, della misura del beneficio economico e della componente di servizi alla persona”.