È opportuno che un sindaco che rappresenta tutti i cittadini faccia campagna per il Sì al referendum? L’ultima polemica sulla riforma costituzionale ruota attorno a questa domanda. E a Milano investe il sindaco Giuseppe Sala, l’uomo che il premier Matteo Renzi vuole come coordinatore dei Sindaci per il sì, che il 27 ottobre daranno vita a Roma a una manifestazione pro riforma. Il ruolo che Sala si prepara a ricoprire non piace a Carlo Smuraglia, che oltre a essere presidente dell’Anpi è anche cittadino milanese. E non piace alle opposizioni in consiglio comunale: “Sala non ha ricevuto alcun mandato per rappresentare la posizione della città sul quesito referendario”, è la critica in sintesi.

“Nella mia concezione, il sindaco rappresenta tutti i cittadini – dice Smuraglia – non voglio dire a Giuseppe Sala cosa deve fare, ma se andrà il 27 ottobre a Roma a quella manifestazione, una parte di milanesi, a partire dal sottoscritto, quel giorno dirà ‘oggi sono senza sindaco’”. Per poi allargare il discorso a tutti i primi cittadini: “Trovo improprio che si organizzi una manifestazione dei sindaci per il Sì (e sarebbe stato lo stesso se fossero stati per il No) perché una parte dei cittadini in quel momento non si sentirà rappresentata”.

Parole analoghe le hanno usate i consiglieri comunali di opposizione, anche loro critici verso la scelta di Sala di partecipare alla manifestazione e magari guidare gli altri sindaci. “Vogliamo solamente che vengano rispettate le regole – dice Gianluca Corrado del M5S – da consigliere e da uomo di legge, non posso non far notare che la legge 28 del 22 febbraio 2000 ‘fa divieto a tutte le amministrazioni pubbliche di svolgere attività di comunicazione in materia elettorale e referendaria dalla convocazione dei comizi elettorali (in questo caso dal 28 settembre) sino alla chiusura delle operazioni di voto’. La persona Giuseppe Sala ha il diritto di manifestare la propria posizione sul referendum e partecipare a manifestazioni in tal senso. Ma come sindaco, che rappresenta tutti i milanesi, non ha diritto a farsi portavoce di comunicazioni per il referendum”.

Contro Sala anche l’ex presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo (lista Milano in Comune): “Il Patto per Milano non prevede che per avere i soldi dal governo Milano debba votare Sì al referendum. Il sindaco come persona può fare come crede, ma è sbagliato che faccia pesare il suo ruolo istituzionale”.

Chiede la convocazione di una seduta straordinaria del consiglio comunale Pietro Tatarella di Forza Italia: “Prima di andare a rappresentare Milano a favore del Sì sarebbe meglio che Sala avesse il mandato della maggioranza in aula”.

A tutti replica Sala, che nei giorni scorsi non ha perso occasione di motivare le sue ragioni per il Sì: “Alla manifestazione di Roma ci vado con la faccia, come sindaco e come persona che ritiene che sia giusto votare per il Sì. Credo sia legittimo che il sindaco, da politico, esprima un parere che sia teso a immaginare cosa è meglio per Milano”.

@gigi_gno

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