L'ex segretario dei Radicali: "Costringere gli italiani ad accettare o rifiutare in blocco una riforma che modifica il 35% degli articoli della Costituzione è una violazione della libertà di voto". L'iniziativa, che impugna di fronte al Tar del Lazio il decreto con cui veniva indetta la consultazione, è analoga a quella intrapresa nelle scorse ore da Valerio Onida
“È inaccettabile dover dire sì o no in blocco ad un riforma che modifica in un sol colpo il 35% degli articoli della Costituzione“. Secondo Fulco Lanchester e Mario Staderini, il diritto alla libertà di voto è inconciliabile con la prospettiva di esprimersi in un unico quesito sui vari aspetti, tra loro assai diversi, del ddl-Boschi. E per questo, a poche ore dall’analoga iniziativa legale intrapresa da Valerio Onida e Barbara Randazzo, anche il giurista friulano e l’ex segretario nazionale dei Radicali annunciano il ricorso al Tar del Lazio da parte del loro “Comitato per la libertà di voto”. Viene dunque impugnato il decreto con cui il Presidente della Repubblica indiceva la consultazione. L’obiettivo è coinvolgere la Corte costituzionale per garantire che venga riconosciuto ai cittadini un vero potere di scelta in occasione del 4 dicembre.
“Ridurre un referendum a plebiscito – spiega Staderini – costringendo gli italiani a fare da attori non protagonisti di una guerra simulata, finisce per essere un danno per tutti”. Un esempio concreto di come il quesito unico produca distorsioni del diritto di voto? Secondo Staderini, basta guardare alle modifiche che riguardano Palazzo Madama: “Costringere l’elettore ad ingoiare un Senato come quello ridisegnato dalla riforma Boschi-Renzi, solo per avere in cambio la fine del bicameralismo perfetto, non è corretto”.