Chi ha la fortuna di nascere ha anche una certezza purtroppo: quella di dover morire.
Mi ha molto colpito quello che è successo al San Camillo di Roma dove un malato terminale è deceduto al pronto soccorso.
Comprendo lo sfogo epistolare del figlio al ministro “ombra” della Salute che ha detto che invierà gli ispettori e che creerà delle aree per i malati terminali.
Purtroppo il problema non si risolverà facilmente perché il discorso del fine vita non appassiona, crea angoscia e terrore in ognuno di noi. Non dimentichiamo poi che, in un paese estremamente cattolico come il nostro, pensare anche solo lontanamente a un “accompagnamento” verso il nostro passaggio obbligatorio è considerato contro la morale della sofferenza che viene paragonata a Gesù che ha sofferto per noi.
Nel caso specifico mi domando come mai un malato terminale conclamato viene accompagnato al pronto soccorso. Il pronto soccorso deve essere considerato esclusivamente come luogo per curare le urgenze, persone che magari sono anche a rischio vita ma con una possibilità di salvezza. Per i malati terminali dobbiamo tutti insieme studiare una soluzione che permetta il passaggio senza soffrire e senza dover decidere, quando si è motivati e coscienti, di espatriare per morire con dignità. Dobbiamo ripartire dalla medicina del territorio, dal medico di fiducia che in questo caso non viene mai citato.
Forse gli ispettori dovrebbe mandarli lì la ministra della Lorenzin che ancora una volta appare confusa. Ma come potrebbe se proprio il ministero “usa” i medici di base come controllori della spesa sanitaria senza lasciare il tempo per il soccorso alla malattia? La morfina, unico farmaco utile ad alleviare i dolori, non poteva iniettarla il medico di fiducia? Anche il figlio nello sconforto comunque annunciato, avrebbe dovuto tenere a casa il proprio genitore, forse il posto migliore dove abbandonare la nostra vita terrena, invece di cercare speranza inutile in un pronto soccorso. Ci sono diversi modi di accompagnare il proprio padre all’ultimo viaggio. Io decisi di non scegliere il pronto soccorso. Perché quando manca la dignità finisce la vita.