La web tax, la tassa che dovrebbe colpire i colossi dell’online per i redditi generati in Italia a prescindere dalla sede legale, “può valere due miliardi di euro”. Almeno secondo i calcoli di Sinistra italiana (Si). “Eppure il governo non sembra avere alcuna intenzione di introdurla”, accusa il capogruppo alla Camera del partito di opposizione, Arturo Scotto. Che prende atto dell’ammissione, passata quasi sotto silenzio, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti.

FUORI PROGRAMMA – Rispondendo qualche settimana fa ad un’interrogazione presentata dal presidente dei deputati di Si, era stato proprio l’esponente dell’esecutivo guidato da Matteo Renzi a dire chiaro e tondo che “non vi sono allo stato elementi né normativi, né di proposta da parte governativa”. Insomma, la questione non rientra nell’agenda del governo. “Il punto è che Renzi ha paura di toccare questo argomento per non dare fastidio ad alcuni grandi operatori dell’online come Facebook, Amazon e Google che non vogliono la web tax, anche se questa tassa avrebbe un’importante funzione redistributiva – spiega Scotto a ilfattoquotidiano.it –. Secondo le nostre stime, potrebbe valere intorno ai due miliardi, soldi che potrebbero essere destinati all’attuazione di un piano per la sicurezza del territorio con effetti positivi in termini di rilancio occupazionale”. Soldi che, con la Legge di Stabilità alle porte e i vincoli di bilancio imposti dall’Unione europea, farebbero certamente comodo. Anche se il governo sembra avervi rinunciato. “E non c’è da stupirsi – aggiunge il capogruppo di Si alla Camera – specialmente dopo la nomina del vice presidente di Amazon, Diego Piacentini, a commissario straordinario per l’Agenda digitale”.

CONFLITTO GIREVOLE – Una vicenda, quest’ultima, tornata di attualità proprio con l’interrogazione con la quale Scotto ha chiesto conto dei “potenziali conflitti di interesse” legati alla scelta di Piacentini. Scelta che il presidente dei deputati di Si ha messo sotto accusa per il meccanismo delle porte girevoli che ha consentito all’ex manager di saltare dall’incarico di vertice nella multinazionale leader nel commercio elettronico con sede principale negli Stati Uniti alla guida del “digital office” di Palazzo Chigi. “In nessun altro Paese del mondo – aveva detto Scotto in Aula – un alto dirigente di una multinazionale come Amazon avrebbe avuto la possibilità di ricevere un incarico governativo a tempo per poi ritornare nella stessa azienda di provenienza”. E a poco è servita la rassicurante risposta di De Vincenti. “Dal 17 agosto scorso, per Piacentini è cessato ogni incarico presso la società ed egli non svolgerà alcuna attività per Amazon per un periodo di due anni – ha chiarito il sottosegretario –. Durante questi due anni non riceverà alcun compenso, non riceverà alcuna azione di Amazon e non avrà diritto alla titolarità delle cosiddette restricted stock units, a lui assegnate in passato, come ad altri dirigenti di Amazon”. Non solo: “Il dottor Piacentini ha venduto le proprie azioni in agosto, prima di cessare dall’incarico, in base al piano di vendita predeterminato e regolato dalle norme vigenti negli Stati Uniti contro l’insider trading. E non avrà alcun compito negli affidamenti dei servizi per le Pubbliche amministrazioni”.

ADDIO WEB TAX – Capitolo chiuso? Neanche per sogno. “E’ vero che Piacentini non percepirà alcun compenso per due anni, ma è anche vero che dovrà costruire la strategia dell’Agenda digitale, gestirà e maneggerà dati sensibili, dati delicati sul piano finanziario e di mercato, elementi concreti che riguardano il nostro Paese e il suo futuro digitale”, ha replicato Scotto. “E quando questo viene fatto da uno che fino a ieri è stato il vicepresidente di un grande player internazionale come Amazon – ha aggiunto – qualche dubbio viene”. Anche sulla stessa web tax. “Non sarà certo la nomina di Piacentini a fermare in Italia la sua introduzione ma questo non l’aiuterà visto che l’azienda dalla quale proviene è contraria – ha concluso il capogruppo di Si –. Non basta dichiarare di aver chiuso ogni rapporto con il colosso Usa per fugare ogni dubbio sul conflitto di interessi”.

Twitter: @Antonio_Pitoni

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