La richiesta dei senatori nel parere con cui hanno dato l'ok alla nota di aggiornamento del Def, pur non validata dall'Ufficio parlamentare di bilancio. Governo e vigilanza devono "operare affinché la ripresa economica non sia ostacolata dall'incremento delle commissioni o dell'onerosità dei prestiti". Poi auspicano una revisione delle agevolazioni fiscali per trovare parte dei 15 miliardi necessari a evitare l'aumento Iva
Il governo e le autorità di vigilanza devono “operare affinché la ripresa economica non sia ostacolata dall’incremento dei costi, in termini di commissioni o di onerosità dei prestiti, non correlati con la normale e ordinaria verifica dei rischi di credito”. La richiesta arriva dalla commissione Finanze del Senato ed è contenuta nel parere con cui i parlamentari hanno approvato (con il voto contrario del Movimento 5 stelle) la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza i cui contenuti sono stati confermati dall’esecutivo nonostante la bocciatura dell’Ufficio parlamentare di bilancio. Nel testo c’è appunto un paragrafo dedicato al sistema bancario, che di fatto censura la decisione di alcuni istituti di alzare il costo dei conti correnti per rientrare delle spese sostenute per finanziare il Fondo nazionale di risoluzione.
Pur condividendo “l’accento sugli effetti stabilizzanti delle riforme in atto delle banche popolari, delle banche di credito cooperativo e delle misure adottate o prospettate per il rafforzamento patrimoniale degli istituti di credito alle prese con la necessità di ripulire i bilanci dalle sofferenze bancarie e di recuperare redditività stante la prolungata stagione di tassi di interesse bassi”, la commissione chiede di assicurare che i nuovi scenari “non si riflettano sui costi dei servizi bancari alla clientela, né sulla qualità e quantità di credito erogato a famiglie e imprese”. Segue la sollecitazione a Palazzo Chigi e vigilanza.
Per il resto, il parere auspica che per trovare parte dei 15 miliardi necessari a evitare l’aumento dell’Iva siano “riorganizzate le tax expenditures“, cioè le agevolazioni fiscali che sono arrivate a “mangiare” 313 miliardi di gettito e di cui anche la Corte dei Conti ha chiesto una revisione, che sia esteso l’uso della fatturazione elettronica per recuperare risorse dall’evasione fiscale e che in materia di reddito di impresa, “pur apprezzando la riduzione dell’aliquota”, si privilegino “misure più direttamente collegate con la struttura delle piccole e medie imprese”, come il superammortamento degli investimenti “che occorre stabilizzare”, l’incentivo in conto interessi sugli investimenti di macchinari e la detassazione dei premi di produttività.
La commissione poi “esprime favore per i progetti di revisione del catasto degli immobili residenziali con finalità perequative e redistributive del carico fiscale, ma esprime la preoccupazione che, in assenza di un indirizzo univoco e determinato su tale fronte, i tempi di realizzazione e di attuazione di tale importante revisione tributaria non siano corrispondenti alla priorità di tale intervento”. Infine, “essenziale proseguire nella riduzione della pressione fiscale complessiva, non disgiunta da una più incisiva e efficace azione di contrasto dell’evasione fiscale, rafforzando i progetti di incremento della fedeltà fiscale, di adempimento spontaneo, di analisi dei grandi contribuenti, e di massiccio utilizzo delle tecnologie informatiche ai fini del controllo e dell’accertamento del corretto assolvimento dell’obbligazione tributaria”.