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Diritti connessi, artisti: “Le Tv non pagano quanto dovuto. Renzi recepisca direttiva europea”

“Sono soldi che spettano agli artisti quando un’opera è trasmessa in Tv o in un altro supporto audiovisivo” così Cinzia Mascoli, presidente della cooperativa Artisti 7607, spiega cosa sono i diritti connessi al diritto d’autore. Una direttiva europea ha imposto regole e liberalizzato il mercato nel 2012. “In Italia si continua però a ignorare la legge e di fatto c’è ancora un monopolio, quello di Imaie” racconta l’attore Michele Riondino. In un’istruttoria inviata all’Antitrust questa nuova collecting spiega tutti gli ostacoli e le illegalità perpetrate nel mercato. In primis i network, Rai, Mediaset, Sky non pagano il dovuto agli interpreti, non comunicano le opere trasmesse, non hanno dati completi, non forniscono schede e database come stabilito per legge, non ci sono sanzioni, nessuno impone nulla. “Sky è il network peggiore da questo punto di vista, non comunica nemmeno ciò che trasmette, Mediaset la più corretta” aggiunge la Mascoli.

Poi la nuova Imaie sorta dalle ceneri della vecchia Imaie, liquidata perché non riusciva a distribuire un tesoretto di 100 milioni, continua ad avere una posizione dominante e cerca di mantenerla con meccanismi poco concorrenziali. “Ci sono testimonianze di attori che lasciano la nostra cooperativa perché se no non ottengono la parte, l’iscrizione alla Nuova Imaie è condizione sine qua non per ottenere il ruolo” denunciano gli artisti. Il governo Renzi deve recepire questa direttiva europea con una legge delega, ma nei dettagli si insinuano nuovi ostacoli per il mercato libero. “Si rischia di tornare indietro, di riportare le lancette a qualche anno fa, di favorire sistemi monopolisti, è più comodo, la concorrenza comporta lavoro, ma è la strada giusta, così è in tutta Europa” afferma Neri Marcorè. “I soldi sono un diritto, non un privilegio degli artisti, non stiamo parlando di assistenza, artisti 7607 divide questi introiti equamente, senza distinzioni tra attori primari e secondari, per far sì che chi lavora meno può avere un sistema di welfare alle spalle” conclude.