Da La Frusta Letteraria – Rivista di critica culturale online
Intorno alla metà degli anni ’60 il barista del bar “Pinguino” a Milano, un ragazzo aitante e riccioluto, diventa amico di Montale. La loro è un’amicizia peripatetica, nel senso che il ragazzo si presta a sorreggere il poeta durante le sue passeggiate per il centro di Milano. «Devo dire – scriverà più tardi il barista – che questo vecchio mi è stato simpatico alla prima occhiata: sembra un pachiderma etilico del tutto incapace di fare sia il male che il bene – una forma fisiologica riscattata dal fatto di aver prodotto la poesia giusta al momento giusto e di essersela saputa poi amministrare per tutti gli altri decenni a venire». Il giudizio un tantino capzioso sul poeta, diventerà più avanti una rasoiata: «Mio dio, con tutti i soldi che deve rendergli la sua malinconia»… Il barista malevolo e linguacciuto – si chiamava A. Busi e scriverà queste cose nel romanzo Seminario sulla gioventù.