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Germania, suicida in carcere il sospetto terrorista siriano arrestato a Lipsia. “Scarsa sorveglianza, ma era a rischio”

Albakr era accusato di avere legami con l'Isis e di aver intenzione di realizzare un attentato in un aeroporto tedesco. Era stato preso dopo una fuga di due giorni su segnalazione dei connazionali che lo ospitavano. Il ministro della Giustizia della Sassonia ha spiegato che il 22enne ha utilizzato una camicia per impiccarsi, ma ha negato che fosse sospettato di volersi togliere la vita

Si è tolto la vita Jaber Albakr, il 22enne siriano accusato di voler compiere un attentato terroristico in Germania. L’uomo è stato trovato impiccato nella sua cella. Citando “ambienti della Giustizia”, Der Spiegel precisa che Albakr era entrato in sciopero della fame ed era “tenuto sotto costante osservazione a causa di acuto rischio di suicidio“.

“Come è possibile che qualcuno tenuto sotto costante osservazione venga trovato impiccato?” si è polemicamente chiesto su Twitter il deputato verde Tobias Lindner. Anche l’avvocato difensore di Albakr, Alexander Huebner, si dice “costernato e rattristato” e parla di “scandalo del sistema giudiziario”, dal momento che i responsabili del carcere gli avevano assicurato che il suo cliente fosse sorvegliato: “Pensavo che venisse costantemente tenuto sotto osservazione”. Stando a quanto riferisce l’emittente all-news N24, il giovane siriano aveva già provato a togliersi la vita durante la giornata di mercoledì.

Il ministro della Giustizia del Land della Sassonia, Sebastian Gemkow, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il direttore del carcere di Lipsia Rolf Jacob, ha dichiarato che le autorità giudiziarie hanno applicato tutte le misure preventive possibili: “Non sarebbe dovuto accadere – ha detto – ma è accaduto”. Gli psicologi, ha affermato il ministro sassone, avevano negato che il 22enne siriano fosse ad alto rischio di suicidio. Jacob ha poi riferito che la sorveglianza su Albakr avveniva con controlli regolari ogni mezz’ora; l’ultima volta, il giovane era stato visto in vita 15 minuti prima di morire. Secondo Gemkow, Albakr ha usato la sua “camicia” per strangolarsi. Jacob, ha precisato – parlando invece di una “t-shirt” – che il giovane si è impiccato alla grata della porta della cella.

“Quello che è avvenuto ieri notte richiede ora un chiarimento rapido e completo da parte delle autorità giudiziarie locali”, ha dichiarato intanto il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maizière, intervenuto al programma mattutino della televisione pubblica tedesca Zdf. La morte di Albakr, secondo de Maizière rappresenta un “contraccolpo per le indagini” che puntano ad individuare suoi complici.

Il giovane siriano era stato arrestato nella notte tra il 9 e il 10 ottobre scorsi a Lipsia, dopo che era riuscito a scappare, sabato 8, al maxi-blitz della polizia a Chemnitz, in Sassonia. Nel suo appartamento erano stati trovati esplosivi ed altri materiali per la realizzazione di una bomba, Albakr, secondo alcune fonti locali, aveva legami con l’Isis e stava progettando di compiere un attentato in un aeroporto tedesco. Sfuggito per un soffio all’arresto, l’uomo era stato consegnato alla polizia da tre rifugiati siriani ai quali si era rivolto per avere aiuto.

Secondo fonti degli inquirenti, durante gli interrogatori al Bakr avrebbe accusato i tre, che sono stati lodati come eroi, di essere stati al corrente da tempo dei suoi piani terroristici, ma l’accusa non sarebbe stata verificata. Secondo quanto dichiarato dal capo dell’intelligence interna tedesca, Hans-Georg Maassen, il piano di Albakr era di attaccare uno degli aeroporti di Berlino e se non fosse stato scoperto ed arrestato l’uomo avrebbe agito nei prossimi giorni. Arrivato in Germania come rifugiato all’inizio del 2015, Albakr da allora aveva fatto ritorno alla città siriana di Idilb, secondo quanto riportato dall’emittente tedesca Mdr. E dopo il suo ritorno aveva cominciato a mostrare segni di radicalizzazione, avevano raccontato i suoi coinquilini di Eilunburg. Il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maiziere, ieri ha confermato che l’uomo era stato indagato nel 2015 ma non era stato trovato nulla a suo carico. “Non è chiaro quando sia iniziata la radicalizzazione”, ha aggiunto.