Alla fine è toccato a Paolo Maldini fare un riassunto dell’intricata compravendita del Milan e scattare una fotografia dei reali problemi del club negli ultimi anni. Con franchezza e senza giri di parole, nella lunga lettera con la quale declina la proposta di entrare nei quadri dirigenziali della nuova società, l’ex terzino rossonero addensa dubbi e rigetta l’ipotesi che la trattativa sia saltata per ragioni economiche. Una disamina del ‘no’ racchiusa in tre punti che non avranno fatto contenti i tifosi milanisti. Oltre a far storcere il naso all’attuale e futura proprietà, sulla consistenza della quale negli scorsi giorni un’inchiesta de La Gazzetta dello Sport aveva gettato ombre.
“Quali obiettivi e investimenti hanno in mente i cinesi?”
E’ una delle domande che Paolo Maldini si è posto. Avrebbe voluto avere una risposta direttamente da David Han Li, direttore esecutivo di Sino Europe Sports, il veicolo che dovrebbe acquistare il Milan. Ma l’ex capitano e Han Li si sono incontrati solo per pochi minuti: “Avrei voluto ascoltare dalla sua voce quali obiettivi si fossero prefissati e quali investimenti avessero intenzione di fare”. Il tema è pesante e scuote milioni di tifosi rossoneri, che hanno visto i ‘cugini’ interisti finire in mani cinesi con una trattativa rapida, alla luce del sole e con personaggi definiti fin dalle prime battute. Mentre la vendita del Milan è passata per Bee Taechaubol, altre fantomatiche cordate e ora, da mesi, è in ballo con Sino Europe Sports in un gioco di “dovrebbe”, “forse”, entrate e uscite dal gruppo di investitori per la maggior parte finora rimasti nell’ombra. Tra i pochi nomi conosciuti c’è quello di Yonghong Li, secondo La Gazzetta dello Sport volto sconosciuto in Cina. Altri dettagli sono stati aggiunti da Il Sole 24 Ore che ricorda come in passato sia stato impegnato in una “intensa attività borsistica di acquisto (e rivendita) di aziende nel breve periodo” e parla di un “personaggio molto riservato”. Tanto che i motori di ricerca restituiscono scarni risultati. Uno dei pochi forniti da Google rimanda alle carte dei Panama Papers, secondo cui Yonghong Li – ammesso che non si tratti di un caso di omonimia – sarebbe uno dei tre azionisti dell’Alkimiaconst S.a., che si perde a sua volta in un budello di altre società.
“Team vincente impossibile”. E la critica a Galliani-Barbara
Scettico sul futuro e critico sul recente passato, Maldini. In barba ai giri di parole: “Non credo ci fossero le premesse per un team vincente”, dice chiaramente. “Io ho fatto parte di squadre che hanno fatto la storia del calcio e so che per arrivare a quei risultati ci deve essere grandissima sinergia tra tutte le componenti societarie, investimenti importanti e ruoli ben definiti”. Un quadro che la bandiera rossonera non ha intravisto nel futuro: gli ex nerazzurri Fassone e Mirabelli fanno sicuramente parte del prossimo futuro, così lui avrebbe dovuto rapportarsi con entrambi nell’area tecnica con alti rischi di conflittualità. Come avvenuto nel recente passato tra Barbara Berlusconi e Adriano Galliani, che due anni fa definì ‘onnipotente’: “Le ultime stagioni del Milan con il doppio Amministratore Delegato e ruoli sovrapposti – scrive ora Maldini – dovrebbero essere d’insegnamento”. Quindi tira le conclusioni sul suo rifiuto: “Naturalmente mi sarei dovuto prendere, agli occhi dei tifosi, della stampa e della proprietà, tutta la responsabilità della parte sportiva, con la possibilità di essere escluso da ogni potere esecutivo”.
“No richieste economiche. E altri hanno rotto il patto di riservatezza”
Queste quindi sarebbero le motivazioni del rifiuto. Non le richieste economiche avanzate. La retribuzione, spiega Maldini, “è sempre stata una conseguenza dell’accordo, mai la causa”. Una versione opposta a quella trapelata sui giornali. “Ho ribadito fin dal primo incontro che la definizione del ruolo fosse la chiave basilare di una possibile collaborazione. Come potrei quantificare una proposta quando non sono stabilite con chiarezza le responsabilità?”, aggiunge l’ex terzino, affermando che non avrebbe mai potuto accettare un ruolo di “semplice bandiera”. E si ritorna quindi al punto dolente, all’atavico problema nel suo rapporto con il Milan dopo la fine della carriera da calciatore. Perché Maldini lascia intendere a chi ha orecchie per farlo che le motivazioni economiche arrivate ai giornali “sono state suggerite da fonti “anonime” attraverso canali e persone che conosco da 30 anni, che mirano a screditare la mia persona per giustificare il mancato accordo”. Un’accusa precisa. I nomi non ci sono. Ma il profilo è geometricamente delineato.