Entrare nel merito della riforma significa soprattutto guardare agli scenari potenziali che si prospettano. La cosa che rappresenta un pericolo serio per la Puglia è l’accentramento statale che la riforma prevede su questioni strategiche per il Paese. Con la riforma, la Puglia potrebbe essere individuata in futuro come luogo per un sito di stoccaggio dei rifiuti nucleari: possiede molti ambienti sotterranei e territori vasti disabitati (la Murgia) e non è ad alto rischio sismico.
Questi elementi di memoria, ci fanno capire che qualcuno ha davvero ritenuto che la nostra bellezza, la peculiarità del nostro territorio fossero nulla rispetto a visioni industrialiste e militariste delle cose. Concretamente vi è stato chi ha pensato possibile, una evoluzione del genere della Puglia. Oggi ci appare un paradosso, una cretinata illogica, ma nel passato qualcuno ci ha creduto veramente e pensava di trasformare questo paradiso con altissimo indice di benessere eco sostenibile in un inferno. La Costituzione come ci è stata lasciata dai partigiani, ci ha salvato, perché ci ha consentito di usare tutti gli strumenti democratici per evitare questa deriva. Altrimenti avremmo avuto come unica soluzione la sollevazione popolare, che pur cominciò a crescere.
Ricordo le giornate di rivolta ad Avetrana e Manduria, così come a Carovigno con il deputato Edo Ronchi che presidiava e bloccava con noi le strade. Alla fine il buon senso costituzionale prevalse ed oggi siamo ciò che siamo grazie a quelle stagioni. L’ultima parola la mise la Regione assediata dai cittadini di quei territori arrivati in massa da Avetrana e da Carovigno. Quei paesi, oggi, hanno tutti il cartello simbolico in entrata “zona denuclearizzata” e la Murgia è un parco naturale, tra i più belli ed unici nel mondo.
Votando No il 4 dicembre, abbiamo modo di conservare la nostra ultima parola sul futuro, altrimenti ci resterebbe solo l’ultima carta della sollevazione popolare. Quando i giuristi affermano che la riforma col suo famelico “combinato disposto” potrebbe essere un pericolo per la democrazia, non hanno torto. Essa, la democrazia, necessità di una condizione irrevocabile: l’ultima parola, va lasciata sempre al popolo.