Il premier alla Camera: "Dopo i vertici di Berlino, Bruxelles e Ventotene dove avevamo immaginato per Bratislava un significativo programma di riforme, ambizioso per il futuro, abbiamo dovuto realizzare che il frenetico immobilismo portasse poco più che a niente. Un documento banale, somma di tanti riassunti, elenco di buone promesse assolutamente non all’altezza della grande sfida Ue"
Poco meno di un mese fa il premier Matteo Renzi si era scagliato contro Merkel e Hollande e anche oggi Ventotene è solo un ricordo. “La risposta dell’Ue, come ha detto Jurgen Habermas, sembra caratterizzata da un ‘frenetico immobilismo’” dice il presidente del Consiglio alla Camera. “Dopo i vertici di Berlino, Bruxelles e Ventotene dove avevamo immaginato per Bratislava un significativo programma di riforme, ambizioso per il futuro, abbiamo dovuto realizzare che il frenetico immobilismo portasse poco più che a niente. Un documento banale, somma di tanti riassunti, elenco di buone promesse assolutamente non all’altezza della grande sfida Ue”.
“Il tempo della proposta non può essere sganciato dalla constatazione che quando le cose vanno male bisogna dirlo. Autorevoli commentatori hanno detto che l’atteggiamento italiano dopo Bratislava era sbagliato e fuori luogo. Non è passata una settimana che Juncker si è recato in una sede istituzionale ufficiale per usare quelle stesse parole e dare lo stesso giudizio che avevamo dato noi”.
Il premier va a testa bassa sulla questione migranti contro l’Unione che “si accinge a discutere il prossimo bilancio, nei prossimi mesi si tornerà a discutere la divisione del bilancio Ue. È fondamentale che l’Italia sia promotrice di una posizione durissima nei confronti dei paesi Ue che hanno ricevuto molti denari dalla comune appartenenza e in questa fase si stanno smarcando dai propri impegni sulla ricollocazione degli immigrati“. Poi sottolinea “che il mancato riferimento all’Africa” “da noi brutalmente stigmatizzato ha portato a una rinnovata vitalità e attenzione sul tema. Altri leader europei in visita in Africa e il tema finalmente è all’ordine del giorno della discussione in modo meno superficiale del passato”.
L’Italia oggi ha un “atteggiamento di stimolo, un’ingombrante presenza nella discussione” si dice convinto il premier in vista del Consiglio Ue. “Unico punto positivo che io vedo è stato aver fissato Roma 2017 come data ultima di questo percorso inedito: 60 anni dopo la firma dei trattati istitutivi delle comunità europee, i 27 Paesi si riuniranno e proveranno a immaginare il futuro. Può essere uno spartiacque importantissimo, cruciale, decisivo”.