Visto che i 5 Stelle hanno stravinto a Roma ed io, come romano, sono interessato alla soluzione dei problemi della città, mi permetto di suggerire – in attesa di risolvere le questioni più complesse come quelle dell’Ama o dell’Atac – che essi affrontino subito quelle relativamente più facili, la cui soluzione darebbe alla sindaca Raggi una boccata di ossigeno dopo le iniziali e pesanti difficoltà.
Dato che mi occupo da 15 anni dei problemi di Roma in diverse realtà associative, mi viene in mente una lunga serie di problemi “facili”. Ne scelgo alcun:
1. Farmacap. E’ una società che raggruppa circa 45 farmacie, con 340 dipendenti, fra cui diversi parenti di assessori o dirigenti comunali assunti senza concorso. Non solo non ha alcuna utilità (Roma pullula di farmacie) ma è la sola società che riesce ad avere pesanti perdite in questo settore dorato. Ora, un importante gruppo industriale si è offerto di acquisire Farmacap, garantendo (miracolo !) tutta l’attuale occupazione. Da vendere subito.
2. AdiR. Nel 1971 il Comune di Roma ha creato una propria società di assicurazioni (caso credo unico in Italia). Marino aveva deciso di liquidarla per poi stipulare polizze con le normali società assicuratrici. Tronca (alla faccia del decisionismo milanese) ha invece prorogato di due anni il contratto del Comune con AdiR, pur sapendo che il costo dei sinistri dei mezzi pubblici romani, con AdiR, è il quadruplo di quello sopportato dal Comune di Milano. Da liquidare subito.
3. Affittopoli. Merito di Tronca è stato invece quello di “riscoprire” (la cosa era nota ma in termini non così puntuali come lo è oggi) uno dei maggiori scandali romani: 500 case di proprietà del Comune con affitti irrisori (esempio: 100 euro al mese per 70 mq di fronte al Colosseo). Anche in questo caso la sola soluzione sensata sarebbe la vendita all’asta, dato che il Comune di Roma non è ne mai sarà in grado di fare l’amministratore di condominio (e comunque non avrebbe senso il farlo).
4. Vigili urbani. Tirar fuori dagli uffici gli oltre 2.000 “pizzardoni” che timbrano scartoffie e metterli in strada con precisi indirizzi operativi e priorità (la sosta selvaggia, che rallenta del 30% la velocità dei mezzi pubblici, le barriere di ogni genere che murano in casa i disabili gravi, ecc).
5. Festival del cinema. Inventato da Veltroni (grazie a lui abbiano anche un “ponte della musica” sempre deserto, anche perché finisce contro un rifornitore di benzina) non è mai realmente decollato, cambiando nome più volte per attenuare le giuste ire del Festival di Venezia (già in difficoltà per la potenza dei concorrenti di Cannes): “Festival”, poi “Festa”, dopo ancora “Festaval” (cose da pazzi!), infine di nuovo “Festival”. Snobbato dai grandi produttori, con un patetico red carpet per le star de noantri. Costo per il Comune (qui le notizie sono un po’ contraddittorie, secondo me sono parecchi di più): circa 5 milioni di euro l’anno (ogni tanto dovremmo tradurre mentalmente gli euro in lire: 5 milioni di euro sono 10 miliardi di vecchie lire. Alla Rai, nei primi anni Novanta, con 2 miliardi, facevamo il più importante festival di fiction televisiva del mondo: sette giorni fra Gubbio, Assisi e Perugia), spendibili molto più proficuamente per iniziative di maggiore utilità e livello culturale. Inizia il 13 ottobre e finisce il 23. Ci sarebbe tutto il tempo per abolirlo prima della prossima edizione.
6. Villa Borghese (discorsi simili valgono per tutte le altre ville romane). Trasferire altrove il “Concorso Ippico” (da qui a maggio c’è tutto il tempo per una soluzione alternativa) trasformato ormai da anni in un suk che per due mesi inibisce a romani e turisti la fruizione di Piazza di Siena e di un’ampia zona circostante. Come deciso per Colle Oppio (ma ci è voluto uno stupro!) chiudere di sera i cancelli su via Pinciana e in particolare quello che dà accesso alla Galleria Borghese, abbandonata di notte ai vandali e alla prostituzione di tutti i sessi possibili e immaginabili.
7. Tutela decoro centro storico. Due esempi clamorosi: l’apertura di due nuove hamburgherie nei pressi di piazza Navona e di San Pietro; le prime cicche spente sugli scalini di Trinità dei Monti (chiuderla la sera con una vetrata “a scomparsa” sembra la sola soluzione di buon senso, oltre a quella di far sì che i Vigili non stiano lì a fare le belle statuine). Non a caso Roma continua a scendere nella graduatoria delle città più visitate al mondo (è al 14° posto, tallonata da vicino anche da Milano). E’ il caso di dire: “C’è poco da giubilare”.
Potrei continuare con molti altri esempi, ma penso che questi bastino per una prima ondata di decisioni giuste e popolari.