L'ufficio di presidente di Montecitorio ha concesso una deroga al gruppo che non ha il numero minimo di 20 componenti. Contrario il fondatore e senatore a vita che ha espresso rammarico per una "condotta lontana dallo spirito originario del progetto"
Il sottosegretario Enrico Zanetti e altri quattro deputati che hanno lasciato Scelta Civica hanno vinto la battaglia per il nome, nonostante il No del fondatore Mario Monti. La decisione è arrivata dall’ufficio di presidenza della Camera dopo che a metà luglio scorso si era aperto il contenzioso con la decisione di Zanetti di apparentarsi con i verdiniani di Ala. Il senatore a vita ha inviato una lettera rivendicando di essere il proprietario del simbolo e ha poi commentato il verdetto dicendo che si è trattato di “una decisione politica su pressione del Partito democratico”. E ha espresso rammarico in merito all’avvicinamento al senatore Verdini dicendo che si tratta di una condotta lontana dallo spirito originario del progetto.
L’ufficio di presidenza ha infatti accolto la richiesta di costituzione di un gruppo parlamentare autonomo in deroga al numero minimo di 20 deputati, così come stabilito dal regolamento. E al tempo stesso è stata autorizzata la permanenza in vita del gruppo che raccoglieva i 15 deputati ‘non scissionisti’ di Scelta civica che, tuttavia, hanno dovuto rinunciare alla denominazione, assumendo il nome di Civici e Innovatori.
Hanno seguito Zanetti i deputati Mariano Rabino, Giulio Cesare Sottanelli, Angelo Antonio D’Agostino e Valentina Vezzali. Successivamente, insieme a otto deputati verdiniani di Ala, due del Maie e uno di Fare, è stata presentata la richiesta di costituire un gruppo autonomo con la denominazione di Scelta Civica verso i cittadini per l’Italia-Maie, richiesta ratificata oggi. Anche i 15 deputati del gruppo originario, nato dopo le elezioni del 2013 come rappresentanza parlamentare del movimento politico guidato da Mario Monti, hanno avuto questo riconoscimento ma sono stati costretti a cambiare nome, perché la titolarità del nome e del simbolo di Scelta Civica è stata attribuita – secondo la relazione svolta dal deputato Giovanni Sanga, al quale la presidente Laura Boldrini aveva affidato il compito di valutare tutte le implicazioni tecnico-regolamentari del caso – a Enrico Zanetti, in quanto segretario del partito.
Ai Civici e Innovatori (così si chiamerà il gruppo) è stata riconosciuta una deroga temporanea con un “tempo congruo” per arrivare al numero di 20 deputati. Proprio in dirittura d’arrivo, poco prima della deliberazione, all’Ufficio di presidenza era arrivata una lettera di Mario Monti, nella quale il senatore a vita rivendicava la proprietà del nome e del simbolo con il quale il partito si era presentato alle elezioni del 2013. Ma dopo aver preso visione dello statuto e della scrittura privata di costituzione di Scelta Civica, si è appurato che Monti è ‘proprietario’ del solo simbolo, ma non del nome.
Il senatore a vita Monti ha definito la scelta una “decisione politica”: “L’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati, con decisione politica su pressione del Partito democratico ha oggi autorizzato, senza alcun adeguato approfondimento, la costituzione, in deroga al Regolamento, di un nuovo Gruppo”. All’utilizzo della denominazione Scelta Civica” da parte di tale gruppo mi sono opposto, con lettera alla presidenza della Camera, quale fondatore di “Scelta Civica” e tuttora titolare della denominazione e del simbolo. Mantengo la mia opposizione e mi riservo di far valere le mie ragioni”. E ha concluso dicendo che quella del gruppo unico Ala-Sc è “un’operazione che snatura completamente l’ispirazione originaria che diede vita a Sc, condotta con soggetti che sono in totale contrasto con i valori in base ai quali circa 3 milioni di cittadini diedero il loro voto nel febbraio 2013 esercitando un’influenza decisiva sull’esito di quelle elezioni”. E ha motivato il suo silenzio di questi mesi, dicendo che: “Dopo avere lasciato la presidenza di Scelta Civica e in seguito lo stesso partito, mi ero sempre astenuto da qualsiasi intervento nei confronti degli organi responsabili e non ho mai ritenuto di esercitare il diritto di revocare l’uso della denominazione e del simbolo. Ma in questa occasione ho considerato mio dovere intervenire” esprimendo il suo “rammarico” che, nell’occasione delle elezioni del 2013, “accanto a tante donne e uomini che, eletti, hanno servito con lealtà e dignità, vi fosse anche chi ora vuole portare una parte del movimento a legarsi con il senatore Verdini. Lo faccia, ma non usando violenza al simbolo di Scelta Civica”.