Un maestro per tutti. Fino all’ultimo. Censurato in Italia e all’estero, anche in Turchia. Non mollava mai. Il teatro, la pittura, la letteratura per lui erano strumenti di conoscenza e di ribellione: ogni manifestazione artistica un’occasione per migliorarsi, per andare oltre una condizione data, oltre le ingiustizie e contro la violenza e le ipocrisie del potere.
Dietro a ogni sua opera c’è un lavoro di scavo, di ricerca rigorosa e il recupero di fonti trascurate dagli storici e dagli studiosi, cioè le testimonianze del popolo, di chi è stato vinto, di chi era ai margini e sfruttato. Di chi non ha avuto ruoli e non ha mai parlato. Questa sua curiosità e l’insofferenza nei confronti delle versioni ufficiali dei fatti lo ha portato a scoprire personaggi sepolti dall’indifferenza o già noti ma in una chiave del tutto diversa. Penso innanzitutto alla “giullarata” di Mistero buffo, pensato e recitato con la compagna di una vita, Franca Rame, autrice con lui di tutta la sua opera teatrale, ma anche ai suoi ultimi libri frutto sempre di questa sete inesauribile di conoscenza, della voglia di capire. Anche a novant’anni.
Il suo ultimo libro, appena pubblicato, Darwin. Ma siamo scimmie da parte padre o di madre? è stato scritto e riscritto più volte perché Dario non era mai soddisfatto del linguaggio e dello stile. Voleva che il libro, pensato contro i pregiudizi nei confronti dell’evoluzionismo e contro l’ignoranza sulle nostre origini, arrivasse soprattutto ai giovani e solo dopo varie versioni fu finalmente contento. “Ecco, ora ci siamo”, mi disse trionfante a luglio, mentre già stava allestendo una mostra coi suoi quadri su Darwin, alcuni dei quali riprodotti nel libro medesimo.
Ma anche la storia del re danese Cristiano VII nel romanzo storico C’è un re pazzo in Danimarca, ci sorprende e ci conquista perché svela un personaggio che nella sua follia anticipò l’illuminismo europeo, mentre toccante fino alle lacrime è la storia del pugile sinti nella Germania nazista in Razza di zingaro, eroe dimenticato per anni e ora finalmente recuperato alla memoria.
Dario Fo con le sue opere ci insegna che la memoria del passato rivisitato e riscoperto aiuta a orientarsi nel presente, che il teatro e la letteratura sono la vita, e che qualsiasi tragedia ha un risvolto comico, un aspetto che strappa il riso. Lui, come del resto Franca Rame, sapeva ridere e far ridere. E anche questa era la sua forza.
Ora ci lascia un patrimonio immenso di opere, un grandissimo archivio da salvare e valorizzare, e che appartiene a tutti noi. Una ricchezza immensa cui Dario Fo e Franca Rame hanno lavorato tutta la vita con coraggio e combattendo contro censure e pressioni di ogni genere. La libertà non la regala nessuno, va conquistata, e questo forse è il messaggio più forte che entrambi ci hanno lasciato.